Rimarrà aperta e visitabile fino al 30 marzo 2014 la mostra “La pietra verde del Monviso, 7.000 anni fa, dalle Alpi Occidentali all’Europa” a cura del CeSMAP (Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica, Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo) e della Città di Pinerolo – Assessorato alla Cultura.
La Mostra intende fornire un quadro sintetico ma esaustivo di un fenomeno straordinario e poco noto che è quello delle conoscenze tecnologiche messe in opera per lo sfruttamento di rocce utili per costruire attrezzi ed armi quali punte di freccia, asce e ornamenti come anelli e pendagli, in giadeite o in eclogite fine, materiali comunemente noti ancora oggi come “pietra verde”.
La qualità eccezionale delle rocce provenienti dalle cave preistoriche, attive fin dalla fine del VI millennio a.C. nella zona del Monviso, fu la causa principale della loro commercializzazione per tutta l’Europa, fatto straordinario ed insospettabile per quei remoti tempi. I materiali grezzi e sbozzati, le asce levigate e particolari anelli litici venivano portati a distanze di diverse migliaia di chilometri secondo delle vere e proprie rotte commerciali.
L’esposizione è fondata sui dati archeologici provenienti dagli scavi del Museo di Pinerolo negli anni ‘980, da quelli di antiche collezioni ottocentesche piemontesi e da quelli conservati in molti musei europei. Il confronto antropologico ed etnografico con popolazioni attuali -che usano ancora oggi strumenti di pietra- completa il panorama di questo straordinario fenomeno che, oltre settemila anni fa, caratterizzò il territorio delle Alpi Occidentali.
Va sottolineato che da oltre 10 anni sono attive le prospezioni nelle Alpi Occidentali italiane da parte di ricercatori del CNRS di Francia, guidati da Pierre Pétrequin dell’Università di Besançon. Queste ricerche hanno scoperto giacimenti di giada (giadeite, omfacite, eclogite) attivi dalla fine del VI millennio a. C. e hanno dato origine al Progetto JADE (dell’ Agenzia Nazionale delle Ricerche Scientifiche di Francia), sviluppato dal 2006 al 2010.
Lo sfruttamento delle cave del Monviso, alta Val Po, tra i 1500 e 2400 m slm, ha consentito il prelievo e la sbozzatura della materia prima usata per la produzione delle grandi asce di pietre verdi che sono circolate in tutta l’Europa occidentale nel corso del quinto e quarto millennio a. C., a distanze considerevoli, 3300 km da ovest a est, dall’Irlanda alla Bulgaria, e più di 2000 km da nord a sud, dalla Danimarca alla Sicilia.
La mostra ripercorre la scoperta delle cave di pietra verde delle Alpi, gli standard di produzione delle asce socialmente valorizzate nelle popolazioni dell’Europa preistorica, le modalità del loro trasferimento a lunga distanza, dove le asce con le lame levigate e lucide erano portate negli eventi sociali, quali oggetti di prestigio e di rango utilizzati dalle élite nel corso di rituali religiosi.
Su scala europea, lo studio di circa 1700 asce di giada delle Alpi Occidentali è in grado di offrire oggi un panorama delle società preistoriche del Neolitico molto diverso da quello che pensavamo di conoscere. La formulazione di miti e di oggetti simbolici di giada sono elementi che hanno permesso di fondare una forma teocratica di potere che ha trovato la sua migliore espressione tra le popolazioni preistoriche della Bretagna, attorno al Golfo di Morbihan, dove cominciavano ad allinearsi tumuli giganti e stele monumentali, a partire dalla metà del V millennio a. C.
La circolazione commerciale delle giade alpine del Monviso appare quindi come un fenomeno straordinario e di ampiezza continentale insospettata, nelle società gerarchiche e stratificate della preistoria, dove Varna a est e il golfo di Morbihan a ovest sembrano essere i due poli di dinamiche sociali che hanno animato l’Europa nel corso del V e IV millennio a. C.
Sempre riprendendo la pagina promozionale della mostra ricordiamo l’atelier di Balm’ Chanto. Nel 1979 Franc Bronzat rinveniva sul suolo di un riparo sotto roccia, a 1500 m slm, nella media Val Chisone presso la frazione Seleiraut del Comune di Roure, alcuni cocci di ceramica, frammenti di pietra verde lavorata ed un raschiatoio carenato di selce. Contattò Dario Seglie, Direttore del CeSMAP, Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo e gli presentò i reperti. Questo è l’inizio delle vicende che portarono il CeSMAP, di concerto con la competente Soprintendenza Archeologica del Piemonte, ad organizzare dal 1981 al 1983, tre campagne di scavi archeologici nel riparo che porta il nome di Balm’ Chanto. I risultati furono eccezionali perché fu portato alla luce un vero e proprio atelier preistorico per la lavorazione della pietra verde. In particolare si scoprì una serie di punte di freccia realizzate in pietra verde levigata, rarissime e quasi ignote in precedenza. Le datazioni radiometriche dei carboni dei focolari trovati nel riparo sotto roccia diedero una data di 4.200 anni fa, fase di transizione dal Neolitico Finale all’Età del Rame. Un caposaldo per lo studio della Preistoria alpina era stato gettato. La dinamica del popolamento antichissimo delle Alpi riceveva nuova luce.
Due le sedi espositive. La prima è la Chiesa di S. Agostino (Via Principi d’Acaja, Pinerolo) che rimane aperta il sabato e la domenica dalle 15.30 alle 18.30, mentre la seconda è la Biblioteca Civica Centrale “Alliaudi” (Via Cesare Battisti 11, Pinerolo) con orari da lunedi al venerdi 9-19 e il secondo e quarto sabato del mese dalle 9 alle 12. Per informazioni tel. 0121 794382 – www.cesmap.it – didatticacesmap@alice.it