Come riportato da ANSAmed l’Università di Trento ha rinnovato la convenzione con l’Istituto Patrimonio Tunisino per proseguire le sue attività di scavo nel sito di Téboursouk.
L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi dopo la pubblicazione di due monografie a testimonianza dell’ultradecennale attività di scavo e ricerca che l’istituto trentino svolge a Dougga e Téboursouk (dal 1994 al 2013). L’obiettivo è completare la carta archeologica di Téboursouk per la quale mancano gli scavi di cinque piccoli centri urbani (per un totale di 780 siti scoperti in questi anni) e la conseguente creazione del parco naturale di Dougga. Gli scavi saranno seguiti ancora dalla professoressa Mariette De Vos Raaijmakers, ordinario di Archeologia classica a Trento.
Téboursouk è a 120 chilometri dall’antica Cartagine (e 100 chilometri dall’odierna Tunisi) e il sito archeologico è di ben 80 ettari. Dougga, Thugga in Latino, è stato classificato Patrimonio Mondiale UNESCO nel 1997 e il suo anfiteatro di epoca romana (utilizzato anche oggi per il Festival international de Dougga) conta ben 3.500 posti a sedere .
L’origine del nome Teboursouk ha due ipotesi: dal romano Thibursicum Bure che si rifà al commercio delle pelli e del bestiame oppure dal termine berbero/numide Theber souk, che starebbe per “mercato dell’oro”. Fu comunque fondata dai Numidi sul finire del IV secolo aC e conquistata dai romani nel 46 a.C.
Gli scavi Trentini hanno portato alla luce una copia della legge dell’imperatore Adriano vicino a Téboursouk e un cippo di confine del 34 a.C. della proprietà di T. Statilio Tauro, generale di Ottaviano (in seguito Augusto). Dopo l’epoca post romana, fu territorio bizantino (dal 573 d.C.) e ancora ne conserva la cinta di mura di forma pentagonale. Gli Arabi nel VII secolo la fecero loro con il nome di Tabursuq. La moschea del XVI secolo p ancora parte dell’abitato moderno in stile architettonico arabo – andaluso.
Fonte ANSAmed