In questa afosa domenica di settembre, mentre continuiamo i preparativi al nostro viaggio, proseguiamo ad elencare alcune delle importanti scoperte di quest’ultimo decennio sulle Ande.
Il 2004, l’anno in cui viene aperto al turismo il sito in altura di Kuelap (3000 mt s.l.m., la Machu Picchu del nord del Perù, attribuibile ai Chachapoyas), un ricercatore che oseremmo definire “d’altri tempi”, Lonnie Thompson della Ohio State University, analizza alcuni campioni di ghiacciaio andino e fa una rivelazione sconvolgente.
Ricercatore del Centro di Ricerche Polari Byrd, professore di scienza geologiche alla Ohio State, ma soprattutto instancabile viaggiatore, Thomson si imbatte in alcune piante custodite sul ghiacciaio del Quelccaya (Ande Peruviane). I suoi studi evidenzierebbero come 5.200 anni orsono un improvviso calo della temperatura avrebbe interessato l’intero pianeta, con un forte impatto sulle civiltà umane. Gli studi sugli anelli degli alberi in Inghilterra ed Irlanda su ben 7000 anni, comproverebbe la sua teoria: nel 3,200 a.C. gli anelli degli alberi sono più sottili, a testimonianza di un periodo più asciutto. Thomson collega l’evento con il calo di emissioni solari del nostro Sole, come avvenne nella cosiddetta “Piccola glaciazione” che avvenne tra il XV e il XIX secolo della nostra Era.
Anno 2005: una missione archeologica franco-cilena ha annunciato la scoperta di elaborate pitture rupestri pre-colombiane in un remoto angolo della Patagonia, attribuendole alla cultura Alacaluf, meglio nota come Kawesqars. Furono i primi indigeni incontrati da Darwin nella sua risalita dello Stretto di Magellano. Era il Dicembre del 1832.
Con il ritrovamento di oltre quaranta dipinti rupestri nell’isola Madre de Dios, nell’estremo sud cileno, si rivaluta notevolmente lo spessore culturale di questa popolazione, sorella–gemella di quella Yamana, i nomadi della Terra del Fuoco. Come non si pensava che gli Yamana utilizzassero ben 30.000 lemmi, fino a che Bridges non pubblicò il dizionario Yamana-Inglese-Yamana, così non si attribuiva agli Alacaluf alcun impegno in espressioni artistiche.
Nel 2003, l’etnolinguista cileno Oscar Aguilera (University of Chile-Santiago), che ha dedicato ben 20 anni allo studio dei Kawesqars, ha lanciato un grido di allarme a seguito della morte di uno degli ultimi anziani della tribù: i Kawesqars stanno scomparendo insieme alla loro cultura.
Una curiosità: uno degli ultimi anziani sopravvissuti risponde al nome di Alberto Achacaz Walakial, ha circa 80 anni e solo una delle sue tre figlie parla la lingua Kawesqar. Il suo nome? Veronica!