Ancora mummie. In questi ultimi dieci anni di scoperte, molte riguardano il mondo “arido”, estremo, che custodisce e rivela a suo piacere indicazioni tanto importanti da costringere a rivedere le carte in tavola dell’intera ricostruzione storica. Prendiamo per esempio gli studi effettuati nell’autunno del 2005 presso i Musei civici di Reggio Emilia. Mummie e crani umani provenienti da siti peruviani pre-incaici nel deserto di Ancon, potrebbero convalidare l’ipotesi di un popolamento attraverso migrazioni diverse da quella attestata da Bering. Infatti lo studio dei capelli effettuato dall’archeologa bolognese Maria Longhena su due crani peruviani ha rivelato la caratteristica della cimotrichia, ovvero una capigliatura riccioluta tipica delle popolazioni australoidi e caucasiche (mentre le popolazioni amerindie di origine mongolica hanno solo capelli lisci). La dott.ssa Longhena, l’antropologo Giorgio Gruppioni e le archeologhe Maria Lenares ed Elena Tazzari, ricordano che pochi anni prima del loro studio venne confermata un’ondata migratoria avvenuta almeno 40.000 anni fa grazie alla scoperta di impronte umane nella cenere vulcanica nei pressi della città di Puebla, nel Messico meridionale. Per scandire le nuove e continue scoperte derivanti dallo studio delle mummie in Sud America, andremo anche in Cile, a San Pedro de Atacama e ad Arica (civiltà Cinchorro) e discuteremo dei sacrifici Incaici in altura con la prof.ssa Michieli in Argentina e altri archeologi in Perù. Nel 2005 l’antropologa Tamara Bray, professore associato di antropologia alla Wayne State University, ha pubblicato sulla “Rivista di Archeologia Antropologica” le analisi del DNA dei resti umani ritrovati in altura nei siti in Argentina, Perù ed Ecuador. Le vittime erano giovani, tra i 4 e i 10 anni. Le teorie sulle motivazioni e sulle tempistiche di questi sacrifici sono diverse: erano di alto rango? Da sempre gli Inca hanno sacrificato esseri umani alle divinità delle montagne? Chiederemo agli esperti di far parlare le mummie…