Arrivare sul lago Titicaca é senz’altro emozionante, ma per affrontare al meglio i suoi 3800 metri di altitudine sul livello del mare é importante prepararsi adeguatamente. Non é tanto l’altezza raggiunta la principale causa del mal d’altura, quanto la velocità con la quale si ascende. Noi infatti siamo giunti a Puno dopo una sosta di cinque giorni ad Arequipa, che si trova a circa 2400 metri s.l.m. Tuttavia, nessuno é completamente esente da qualche disturbo da alta quota, o come lo chiamano qui soroche o apuniamento, e anche noi per 2-3 giorni abbiamo avuto cefalea, nausea e respiro affannoso e battito cardiaco acelerato per aver fatto solo quattro passi!
Ma perché si manifesta il mal di montagna? A livello del mare la percentuale di ossigeno nell’aria é del 21% e la pressione atmosferica pari a circa 760 mmHg. Salendo di quota la percentuale di ossigeno rimane la stessa ma diminuisce la pressione atmosférica, ad esempio a 3000 e’ circa 526 mmHg e scende a 462 mmHg a 4000 metri. Pertanto la percentuale di ossigeno introdotto negli alveoli polmonari ad ogni atto respiratorio ad un’altitudine di 4000 metri é ridotta del 60%. In seguito alla diminuzione di ossigeno circolante, il corpo cerca di adattarsi aumentando la frequenza e la profondità degli atti respiratori e la produzione di globuli rossi, a livello del midollo osseo, per migliorare il trasporto di ossigeno ai tessuti.
Per prevenire o trattare i disturbi più frequenti ma più lievi, il consiglio degli abitanti della zona é bere mate de coca, un infuso di foglie di coca che aiuta a fronteggiare nausea, cefalea e malessere. Consiglio che abbiamo seguito alla lettera: il beneficio si sente davvero! A questo abbiamo però aggiunto qualche compressa di acido acetilsalicilico o altro antinfiammatorio per la cefalea e un’abbondante idratazione per compensare la perdita di liquidi.
Queste precauzioni ci hanno aiutato ad evitare le manifestazioni più importanti del male acuto di montagna (AMS) come grave cefalea non rispondente agli antidolorifici, nausea e vomito, severa astenia (importante affaticamento e debolezza), respiro superficiale, atassia (mancanza di coordinazione). L’ulteriore peggioramento di questi sintomi indica una forma grave di AMS, caratterizzata da respiro affannoso e superficiale anche a riposo, impossibilità a camminare fino alla confusione mentale. Questa situazione rende obbligatorio scendere di almeno 600 metri, per evitare le due complicanze più rare ma più gravi: l’edema polmonare (HAPO) e l’edema cerebrale (HACO), dovute ad un rilascio di liquidi negli spazi extracircolatori di questi distretti.
Per quanto riguarda la profilassi farmacologica il farmaco più utilizzato sia come profilassi che come terapia del mal di montagna é l’acetazolamide, al dosaggio di 250 mg due volte al giorno, sopratutto in soggetti che abbiano in anamnesi precedenti episodi di male di montagna grave, edema polmonare o cerebrale.
Come sempre la migliore medicina è la prudenza e la consapevolezza di ciò che si fa, al resto penserà l’incanto di questi magici luoghi.