E’ recentissimo l’annuncio che in Sudafrica sia stato trovato il più antico fuoco intenzionale attribuibile all’Homo, che retrodata di ben 200.000 anni il più antico fuoco combustibile di sempre.
Secondo uno studio pubblicato qualche giorno fa dalla rivista Proceeding of the National Academy of Sciences, risalirebbe ad un milione di anni fa (Paleolitico inferiore) il primo fuoco controllato.
La rivista scientifica multidisciplinare più antica del mondo (settimanale dal 1914), il PNSAS appunto, riporta gli studi dell’Università di Toronto e dell’Università ebraica di Gerusalemme (che ha visto la partecipazione anche dell’archeologo italiano Francesco Berna, attualmente alla Boston University) nella caverna di Wonderwerk, in Sudafrica. Il sito ci ha lasciato microscopici resti di legno bruciato, insieme a frammenti di ossa carbonizzate e strumenti in pietra suggerendo che il fuoco sia stato usato per cuocere carne. Il contesto illustra come questi materiali sembrano essere stati bruciati sul posto e non possono essere stati trasportati nella caverna dal vento o dall’acqua e ventilerebbero anche l’ipotesi che l’Homo erectus, avrebbe seguito una dieta con cibi cotti, prima del Neanderthals o dell’ Homo sapiens!
Prima di questa scoperta l’evidenza inequivocabile del più antico fuoco umano si ebbe in Israele (grotta di Qesem) e risaliva a 3-400.000 anni fa. Sempre in Israele si trovava il sito più antico (ma non inequivocabile) prima di quest’ultima news.
La grotta di Wonderwerk è abitata continuativamente per 2 milioni di anni dai nostri antenati ominidi e il fuoco in questione è stato trovato in un livello attribuito all’Homo erectus che lo abitò tra 1.800.000 e 200.000 anni fa, confermando altre ricerche che suggerivano in Aisa, Europa e Africa che l’erectus armeggiasse il fuoco già da 1,5 milioni di anni fa, ma senza mai individuare un fuoco all’aria aperta. Mentre i resti interni al fuoco erano strinati, quelli al di fuori non lo erano, segno che il fuoco è stato portato all’interno (ergo, controllato). Inoltre il sito è molto protetto dall’ambiente ed è quasi impossibile che si abbiano incendi spontanei. Infine, i resti ritrovati sono stati scaldati (erano appiccicosi e carbonizzati) indicando che il fuoco è stato realizzato in situ indicando che siamo di fronte alla prima sicura evidenza di fuoco controllato in contesto archeologico. Lo stesso Dott. Berna ha fatto notare come scienziati esterni al mondo strettamente archeologico, come il primatologo Richard Wrangham, sostengano da tempo che l’erectus abbia maneggiato il fuoco. Secondo Wrangham una dieta più calorica – a base di cibi cotti – avrebbe favorito lo sviluppo di cervelli più grandi. Il primatologo americano supporta questa teoria con molti dati inerenti i cambiamenti fisici nei primi ominidi come il rimpicciolimento dei denti e dello stomaco avvenuti proprio durante la presenza dell’homo erectus. Farncesco Berna in un’intervista a History.com, ricorda proprio come “la cooking hypothesis di Richard Wrangham è basata su evidenze filogenetiche e anatomiche che dimostrano come l’Homo erectus abbia caratteristiche evolutive proprie di un essere che si è adattato ad una dieta con cibi cotti. Le evidenze della grotta di Wonderwerk sono in linea con questo scenario”.
Gli studi alla grotta sudafricana sono iniziati nel 2004, lo stesso anno in cui, sempre grazie a studi promossi dalla Hebrew University of Jerusalem, si pensava che il più antico fuoco umano fosse databile 800.000 anni.
Ripeschiamo dai nostri archivi alcuni particolari di questo studio anche per introdurre ad una questione centrale, ovvero: come si capisce se un fuoco è umano o meno?
Pubblicata prima da Science e poi dal New Scientist, la ricerca in questione venne realizzata in Israele da Nira Alperson, archeologa della Hebrew University of Jerusalem. Secondo queste ricerche a Gesher Benot Ya’aqov, sulle rive del fiume Giordano, circa 790.000 anni fa l’homo erectus avrebbe controllato il primo fuoco. In quel caso furono trovati resti di selce lavorata e di legna (per un totale di 86.000 pezzi). Solo il 4% di questi resti erano bruciati e ciò indusse a ipotizzare che il fuoco fosse controllato sulla base di un ragionamento siffatto: se il fuoco fosse stato naturale, sarebbe bruciato molto più materiale e ciò non avrebbe risparmiato altro materiale al di fuori di legna e selce. Questa ipotesi venne confutata dall’antropologa Americana Sally McBreaty (University of Connecticut in Storrs) che propose di realizzare un fuoco sperimentale e misurare la percentuale di selce e di legna che sarebbe stata bruciata al termine del processo (se questo non fosse stato controllato dall’uomo). Il test non venne eseguito e purtroppo nel 1999 le autorità locali fecero un’opera di drenaggio e distrussero parte del sito: seppur il material raccolto è in salvo, non si potrà mai più ricreare l’esperimento!
Sempre nel 2004 si pensava che un sito kenyota (Koobi Fora) parlasse di una data ancora più antica per il primo “fuoco umano”: alcuni sedimenti indicavano la data di 1,6 milioni di anni fa! Non abbiamo purtroppo dati a supporto di questa ricerca, ma non crediamo avesse le caratteristiche rivelate a Wonderwerk. Sempre per termini di paragone e per completezza di informazione, ecco un ultimo dato: si pensa che il più antico fuoco di ominidi in Europa risalga a 500.000 mila anni fa.