In queste ore le agenzie di stampa stanno battendo due notizie inerenti due scoperte archeologiche abbastanza importanti, entrambe provenienti da zone archeologicamente non convenzionali: foresta e mare.
L’agenzia turca Doğan News ci informa che la zona occidentale dell’antica città licia di Andriake (vicino al distretto di Demre), da sempre inaccessibile in quanto ricoperta da una folta vegetazione, è stata liberata e pulita. Stiamo parlando di uno dei porti più importante dei Lici e ci sono voluti 30 giorni al prof. Serkan Akçay e al suo team per liberare la parte più vecchia del sito, le cui dimensioni sono “solo” di 300 metri per 50 metri.
Pensate che il direttore del Museo di Antalya, il dott. Mustafa Demirel, ha detto che si sapeva dell’esistenza della città ma non l’avevano mai vista!
Sempre parlando di ciò che l’archeologia in zone non convenzionali e con metodi non ancora del tutto standard può fare, riportiamo la seconda notizia del “non si vede, ma c’è”: il giornale israeliano online Haaretz riporta la scoperta dell’antico porto di Tel Dor, nel Mediterraneo. Scoperto grazie all’abilità subacquea degli studenti di archeologia marina della Haifa University, il porto mediterraneo ora c’è! Sta a 30 km a sud di Haifa e risale al tredicesimo secolo a.C., ma fu usato fino al tempo delle Crociate.
In uso forse fin dall’epoca del Bronzo (forse da qui salparono alcuni dei navigatori che intrattenevano rapporti con le isole egee?), ha stupito con le ancore risalenti all’epoca del Ferro (dal 1000 a.C. circa) e anche i Persiani nel VI a.C. lo usarono. La news riporta le parole di una studentessa americana che ha preso parte alla scoperta, le riportiamo pari pari perché rendono l’idea di cosa voglia dire fare ritrovamenti nel mondo subacqueo, nel quale – cosi ci han detto – hai un raggio visivo di alcune decine di metri e solo nella direzione in cui guardi (e se c’è sufficiente luce): “Stai cercando qualcosa nell’acqua e improvvisamente vedi l’angolo di qualcosa che emerge dalla sabbia, e gratti via la sabbia e qualcosa di tremila anni fa salta fuori! Lo hai trovato. Ed è parte della storia”. E infatti proprio un altro componente degli studenti di questo MA in Maritime Archaeology, Catherine Davie ricorda che “fare ricerche in terra è un ‘altra cosa. Qui in mare qualche volta nemmeno ti vedi le punta delle dita!”.
Ma, come altre volte abbiamo sottolineato, le ricerche in zone diverse dalla classica pianura-collina richiedono sforzi (anche economici, oltre che di ingegno) notevoli, come il dover “tirar fuori” le ancore in questione!
Segnaliamo anche un breve video su youtube che mostra alcune immagini delle ricerche.