Intervista a Gary R. Ziegler – archeologo e co-auore del nuovo libro “Machu Picchu’s Sacred Sisters: Choquequirao & Llactapata”

Posted by on 10 Gennaio 2014

“Machu Picchu’s Sacred Sisters, Choquequirao and Llactapata – Astronomy, Symbolism and Sacred Geography in the Inca Heartland” di Gary R. Ziegler e J. McKim Malville è stato appena pubblicato (acquistabile su Amazon a questo link). Pubblicato da Johnson Books di Boulder (Colorado-USA), il testo è un compendio molto leggibile di storie avventurose, note tratte dal giornale di esplorazione e dati archeologici molto precisi con descrizioni e interpretazioni raccolte in oltre 40 anni di esplorazione archeologia estrema nelle remote Ande peruviane.

Ci piace iniziare il 2014 con la traduzione in italiano di questa intervista, da noi pubbicata in lingua originale (inglese) nel dicembre del 2013.

Abbiamo contattato uno degli autori, l’archeologo americano, Gary Ziegler. Gary è un Fellow of the Royal Geographical Society of London e dell’ Explorers Club di New York e nel 2013 è stato riconosciuto come Distinguished Lecturer dalla NASA. Tra le sue imprese sono da ricordare diverse scoperte di siti archeologici e alcune ascensioni in prima assoluta di ghiacciai peruviani. Tra gli altri, ha lavorato per National Geographic ed ora vive in Colorado dove è a capo del locale Soccorso (“Search and Rescue”). Coautore del volume è l’archeoastronomo Kim Malville, Professore emerito al Department of Astrophysical and Planetary Sciences of University of Colorado (Boulder, USA)e Professore Associato alla  James Cook University (Townsville, Northern Queensland, Australia).

Arkeomount(A): “Gary, hai scritto questo libro con Kim Malville e in una mail ci hai scritto che state lavorando insieme a questo volume da diversi anni.Il lettore può trovare nel testo storie di esplorazioni, note dal campo e dati archeologici molto precisi, oltre alle descrizioni e interpretazioni raccolte in anni di esplorazioni archeologiche estreme negli angoli più remoti delle Ande peruviane. Dopo così tanti studi approfonditi su Machu Picchu, negli ultimi anni ti sei focalizzato su due altri complessi archeologici incaici: Choqueqirao e Llactapata, perfettamente descritti nel libro. Qual era, se esiste, la connessione tra questi due complessi e  Machu Picchu? Hai definito queste due città “le sorelle sacre di Machu Picchu”: gli Inca vissero e “usarono” insieme questi tre complessi? Come? Siamo di fronte a un modello (“pattern”) replicato più e più volte nelle Ande del Peru?

 

Credits: G. Ziegler

Gary Ziegler (GZ): “Choquequirao e Machu Picchu servivano come centri multiuso, pensati e costruiti per sostenere un calendario di attività cerimoniali lungo tutto l’anno, oltre che funzioni amministrative regionali e attività di tipo statale. Questi importanti siti nel cuore delle terre Inca erano parte di un network di proprietà reali che erano estensioni della capitale reale, Cusco.
L’ Inca Pachacuti stabilì un modello per le proprietà reali durante il periodo di massima espansione imperiale incaica lungo tutto il Sud America. Fu lui a costruire proprietà in Pisac e Ollantaytambo, che erano città pre-esistenti con attività cerimoniali, nonché Machu Picchu.
Le incredibili costruzioni di Pisac e Machu Picchu sembrano essere state costruite su di un modello seguito anche a Choquequirao. Costruzioni di grande importanza e “high-status” erano centrate su di un elemento alto che si confrontava con un picco e con un promontorio (posti di fronte) da cui era separato da un fiume sacro, visibile in basso. Ogni elemento alto disponeva di una serie di fontane o bagni che li collegava. L’esperienza dalle investigazioni sul campo ci ha portato alla conclusione che quegli importanti e monumentali siti Inca erano pianificati e disegnati con molta attenzione e precisione in accordo a allineamenti astronomici precisi e posti di conseguenza in relazione altrettanto precisa a fiumi sacri, montagne e fenomeni celesti.Choquequirao e Machu Picchu confermano questa interpretazione. Entrambe sono poste alla convergenza (unica) di territori sacri in collegamento con eventi celesti molto importanti per le religione statale Inca e con la tradione religiosa andina. Sebbene non fosse una proprietà seprata, Llacatapata è un importante città sorella connessa a Machu Picchu in una relazione unica e univoca. Posta a meno di tre miglia (equivalenti ad alcune ore di viaggio al tempo degli Inca), Llactapata era un complesso operativo in cui si distinguono gruppi interconnessi, aspetti cerimoniali , templi, “usnu”, un settore dedicato al culto delle acque e un ampio distretto urbano e agricolo destinato al sostentamento della corte reale di Pachacuti. L’identificazione e lo studio del sito archeologico di Llactapata ha aggiunto significanti indicazioni alla nostra conoscenza e comprensione di Machu Picchu che era una sorta di centro (hub) di un complesso vicino, intenzionalmente posto vicino e relazionato in maniera molto stretta a siti cerimoniali che si estendevano da lì verso Cusco e verso il più lontano fiume Vilcabamba.

A: Abbiamo trovato il libro molto interessante anche per le dettagliate indicazioni astronomiche e gli allineamenti che avete riscontrato in entrambi i siti. Puoi dirci qualcosa sulla metodologia che avete usato per raccogliere i dati archeo-astronomici? Qual è il tuo kit per un survey astronomico? Quante volte siete dovuti andare in sito per raccogliere questi dati? Infine, quante persone hanno lavorato con voi sul campo?

GZ: Abbiamo iniziato gli studi preliminari sul campo sulla base delle conoscenze azimutali relazionate ai principali eventi astronomici come i solstizi. Sono state effettuate misurazioni con un compasso da campo per mentre effettuavamo una mappa o un diagramma di campo. Quando è servita maggior precisione, come al Tempio del Sole di Llactapata, siamo tornai più volte con un teodolite e un tripode. A seguire un estratto dalle nostre note di campo (che sono nel libro):

Note
15. Il primo passo per esaminare una struttura per la prima volta è determinarne la dimensione, forma e allineamento.Dopo aver fatto un po’ di pulizia con un macete per garantire l’accesso, si fanno misurazioni con un coompasso da campo di finestre per l’allineamento, le finestre e i muri perimetrali. Impariamo un sacco di cose sui siti di montagna Inca attraverso lo studio congiunto degli angoli delle strutture e delle probabili linee di traguardo. Anche il layout generale di gruppi di strutture o di elementi viene valutato fin dall’inizio dello studio. Una regola generale è di traguardare direttamente una porta d’ingresso o una finestra per comprendere l’angolo di visuale che consente. E’ necessario conoscere gli azimuth magnetici per importanti eventi Inca come l’alba e il tramonto dei solstizi calcolati anche da postazioni elevate rispetto il terreno. Ad esempio un corridoio lungo 50 yard a Llactapata guarda (“punta”) direttamente verso il centro di Machu Picchu, posto a circa 2 miglia ad un angolo di 64.3 degrees, ovvero l’angolo dell’alba del solstizio di giugno sull’orizzonte lontano, nonché prossimo all’alba dell’importante costellazione delle Pleiadi che sta a 67 gradi. Un interpretazione ragionevole è che il corridoio era intenzionalmente costruito per vedere questi eventi quando apparivano sopra Machu Picchu. Queste ed altre evidenze ci hanno consentito di concludere che questa era una caratteristica di un tempio del sole come quello del Coricancha a Cusco.

 

Vista verso il solstizio di giugno dalla piazza inferiore di Choquequirao. Credits: G. Ziegler

I progetti hanno visto collaborare da due persone (gli autori, ndr) fino a 17 persone, soprattutto nelle prime fasi di esplorazione e svelamento di Llactapata, grazie al supporto di lavoratori locali muniti di macete. Siamo tornati sul posto per almeno una settimana ogni stagione secca di tre anni in tre anni. Choquequirao era un progetto più ampio che ha coinvolto diversi team provenienti anche da agenzie governative come la COPESCO che vi ha lavorato annualmente sotto la direzione dell’archeologo di Cusco, Percy Paz. Abbiamo lavorato insieme condividendo dati e progetti mentre coinvolgevo piccoli gruppi di volontari per brevi periodo ogni anno.

A: Hai scritto a proposito delle “shaped stones” (pietre replicative) definendole pietre scolpite dall’uomo per replicare altri elementi del paesaggio come le montagne. Le possiamo trovare nelle Ande come a Machu Picchu, ma hai scritto che probabilmente ce ne erano anche a Choqueqirao. Secondo il ricercatore inglese Richard Bradley, i luoghi naturali sono da considerarsi parte dei dati archeologici: concordi?

GZ: Yes – Concordo molto. Il paesaggio naturale è intimamente collegato e incorporato nel design dei siti Inca. Ogni interpretazione del significato delle strutture Inca e delle loro caratteristiche come le shaped-stones e le “huacas”, devono essere incluse nell’analisi. Teorizzando un po’, una shaped-stone che replica una prominente e vicina montagna (ovvero un “apu”) può essere stata intesa clme un elemento in grado di portare il potere spirituale della montagna verso la huaca (“luogo sacro” ndr), in modo da rendere più potente l’oggetto locale o tutto il sito.

A: Zuidema e Bauer hanno provato che il sistema dei “seque” – una sorta di strato invisibile con centro in Cusco su cui gli Inca ponevano volontariamente i loro siti sacri e/o dove tenevano le loro cerimonie – era una realtà tra gli Inca. Pensi che al principio della loro civiltà gli Inca dessero un importanza speciale agli elementi inalterati del paesaggio e che solo poi avessero iniziato a manipolare tali elementi naturali per replicare “huacas” e cime di montagne (“apu”)? Puoi confermarci che la pratica delle “replication stones” era abituale nelle Ande inca?

GZ: Gli Inca erano figli di tradizioni culturali e credenze millenarie e la spiritualità andina che incorporavano mentre imponevano il loro culto del sole ne teneva conto. Il sistema dei “seque” poteva essere un esempio del genio Inca nell’organizzazione dello spazio e del tempo che sosteneva  i loro orizzonti culturali. Certamente modificare caratteristiche naturali era una parte della tradizione andina che gli Inca hanno continuato a praticare. E’ plausibile che ci fossero esempi più antichi di replicazione, tuttavia non posso dire con certezza che le “ replication stones” erano una tradizione comune. So solo che pochi siti Inca le avevano, nonostante pietre “huaca” modificate o inalterate erano comuni in ogni sito.

A: Secondo i tuoi dati e le tue conoscenze, ma anche sulla base del tuo istinto, credi che ci siano altri “complessi” Inca – o meglio altre “città abbandonate” – che devono essere ancora scoperte? Se si, cosa ti fa pensare che sia così e cosa ci puoi dire a proposito? Infine, per completare la domanda: stai pensando di lavorarci su e cercarle?

GZ: Vaste aree montagnose e coperte dalla foresta sono ancora da esplorare completamente nelle Ande. Di certo numerose rovine nascoste e persino una o due “città perdute” sono ancora da trovarsi, seppur non della magnificenza di Machu Picchu e probabilmente non costruite dagli Inca. Alcuni siti non documentati a Chachapoya posti quasi sulla cima di ogni montagna del Peru centro-nord sono nelle province di Amazonas e Loreto. Pochi visitatori si avventurano lontano dalle rotte turistiche di Cajamarca o oltre la fortezza ormai ben nota di Kuelop. Nelle due occasioni che ci siamo recati in quelle regioni, i nostri team di esplorazione hanno trovato rovine interessanti , le prime nel 1997 e ancora tre anni dopo. Ora che il lavoro a Choquequirao è praticamente terminato e il libro scritto, spero di poter investigare quel gruppo di rovine che abbiamo brevemente visitato nella spedizione più recente.

Una nota dal mio giornale di campo:

Mura molto friabili e nascoste, alte e parte di case dalla forma tonda cui si aggiungono misteriose forme invitano alla curiosità da sotto un denso e scuro foliage, posto su un ripido e scivoloso terreno. Purtroppo non abbiamo tempo e dobbiamo tornare a Lima. Prendo nota delle coordinate – torneremo. Per i più avventurosi e coraggiosi, l città perduta è ancora lì.

A: Nella sua premessa al vosto libro, John Hemming (Ex Direttore della Royal Geographical Society) ricorda l’italiano Antonio Raimondi  come uno “dei più grandi geografi del peru, che non ha mai raggiunto Choquequirao, ma che era certo fosse la Vilcabamba di Manco Capac”). Raimondi lavorò basandosi sia sulle croniche spagnole sia sui dati delle sue esplorazioni. Pensi che le cronache spagnole abbiano ancora qualcosa da dirci per guidarci verso nuove scoperte tra le Ande?O pensi che le nuove tecnologie per i survey e le esplorazioni debbano essere predominanti in questo tipo di ricerca?

GZ: Le tecnologie recenti, in remoto come i sensori LIDAR aviotrasportati o altre nuove tecniche possono aiutare ma mettere gli stivali nel fango e affilare macete sono ancora attività richieste per “spelare” i misteri (“to peel back the mysteries” nell’intervista originale, ndr) . I documenti derivanti dai primi anni di conquista spagnola continuano a svelarsi, sia in Peru che in Spagna. Un importante elemento della buona scolarizzazione è la ricerca e l’utilizzo di informazioni da queste fonti. L’aspetto più eccitante dello studio Inca è l’applicazione e la comparazione di documenti a fatti storici e evidenze archeologiche dal campo, che risultano tanto frequenti quanto contradditori. Amo un buon enigma…

A: Grazie Gary!