Rilanciamo volentieri la news pubblicata da greenreport.it che annuncia il ritorno in Peru di ricercatori italiani che –seppur non archeologi – scavano nel deserto per svelare nuovi indizi del passato del nostro Pianeta, prima che l’uomo vi facesse la sua apparizione. Parliamo del team di paleontologi guidato da Giovanni Bianucci dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, che ha ottenuto dal MIUR un finanziamento PRIN di 252.605 euro per per un nuovo progetto di ricerca nel deserto di Ica, in Peru, a sud di Lima
Lo stesso team qualche anno fa fu protagonista del recupero del cosiddetto “Leviatano” (Livyathan melvillei), identificato come il “mostro” marino evocato da Melville nel suo “Moby Dick”. La zona che si estende per 300 chilometri da Pisco a Yaucha ha la caratteristica di essere un giacimento ricchissimo di fossili di vertebrati marini risalenti a diverse epoche del Cenozoico (da 45 a 2,5 milioni di anni fa). Nel nuovo progetto i ricercatori italiani si concentreranno sullo studio della relazione tra l’alta densità degli individui presenti in quel particolare ambiente costiero, l’aumento della produttività primaria e l’apporto di cenere vulcanica come fattore di fertilizzazione delle acque. “Gli argomenti trattati in questo progetto sono di grande impatto e interesse per la comunità scientifica internazionale – spiega Bianucci nell’articolo di green report.it – a partire dal fatto che viene investigato il Konservat- Lagerstätte (giacimento per conservazione) a vertebrati marini neogenici più significativo e famoso a livello mondiale, un vero e proprio laboratorio naturale dell’evoluzione dove sono stati scoperti fossili straordinari. La nostra ricerca potrà inoltre fornire un solido contributo per ricostruire con maggiore dettaglio i pattern relativi ai cambiamenti della diversità e della produttività primaria, utilizzando il record fossile per ricostruire le dinamiche evolutive di questi ecosistemi marini e delle loro complesse relazioni trofiche. Infine, per la prima volta viene condotto uno studio che analizza in dettaglio all’interno del record fossile le relazioni tra apporto di cenere vulcanica a mare e incremento della produttività primaria, un tema che ha grandi implicazioni anche per lo studio dei cambiamenti climatici del passato”.
Tre le unità coinvolte nel progetto: oltre al dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa (che ne è sede), collaborano anche il dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano Bicocca e il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino. L’unità di Pisa si occuperà degli aspetti che riguardano la paleontologia dei vertebrati (tassonomia, tafonomia, filogenesi), la micropaleontologia (diatomee) e la vulcanologia.