Un articolo pubblicato su Nature lo scorso mese di ottobre, annuncia che in un sistema di grotte Indonesiane posto nella località di Sulawesi (un’isola della Repubblica Indonesiana situata tra Borneo e le isole Molucche) è custodita dell’ arte rupestre databile a 40mila anni fa. Le grotte – e i dipinti – erano noti da decenni – ma solo recentemente le immagini sono state datate.
Una datazione che immaginiamo risulterà controversa, considerando come i più antichi dipinti europei risalgono circa allo stesso periodo, ovvero 40mila anni fa (si vedano i nostri articoli sulla grotta spagnola di Nerja, la cui arte potrebbe essere attribuita al Neanderthal e – dunque – a un periodo precedente).
In questa remota terra indonesiana gli archeologi hanno scoperto – in sette diverse grotte – ben 12 immagini dipinte che rappresentano una mano umana e due rappresentazioni di animali. La datazione radiometrica è basata sul decadimento dell’Uranio-238 nel Torio-230 ( tempo di dimezzamento pari a circa 80.000 anni), resa possibile dal fatto che le pitture sono state realizzate su superfici coralloidi: il corallo è ovviamente stato a contatto con l’acqua di mare e visto che l’Uranio è solubile in acqua, il Torio non lo è. Quindi il Torio si separa ed è possibile calcolare da quanto tempo si sia separato.
Le più antiche immagini sono databili a circa 39.900 anni fa, risultando così le più antiche immagini di mani umane mai dipinte al mondo! Se le datazioni saranno confermate, anche un’immagine di un “cervo-maiale” trovata in una di queste grotte – risalente a 35.400 anni fa – sarebbe tra le più antiche immagini di animale di sempre. Pur temendo che al momento ci sia una sorta di competizione a chi dimostra di avere scoperto l’immagine più antica, e considerando che alcune tecniche di datazione sono in corso di revisione, crediamo che notizie come queste siano importanti non solo per la ricerca, ma anche per la storia della scienza: lo studio dell’arte rupestre fino a pochi anni fa era una prerogativa europea e di studiosi europei. Ora il mondo è più accessibile e i fondi (per la ricerca) trovano sbocchi in paesi extra-europei. Pensiamo di essere innanzi ad un momento di forte rivoluzione, al termine del quale – ci auguriamo presto – si potrà portare tutti i dati ad un tavolo scientifico unificato dove – con serenità – sarà possibile discutere su metodi di datazione, strumenti di conoscenza e parametri condivisi. Per ora godiamoci i fuochi d’artificio e seguiamo le nuove piste.
Per vedere il video delle grotte su Nature andate a questo link.