L’amico archeologo Gary Ziegler ci segnala un interessante studio condotto in Galles da un team guidato da scienziati della UCL. Archeologi e geologi hanno condotto scavi in due cave del paese anglosassone, confermando che sono le località (entrambe nella zona di Preseli, nell’attuale parco costiero nazionale del Pembrokeshire) da cui sono state tratte le famose “bluestone” di Stonehenge. Lo studio pubblicato in Antiquity presenta anche ipotesi credibili di come le pietre sarebbero state estratte e trasportate fino al sito inglese, 140 miglia più lontano.
Si conferma – per la prima volta dal 1920- l’origine esatta delle pietre blu, che risultano essere composte di rocce ignee e vulcaniche, ovvero doleriti e rioliti: le cave in questione sono quelle Craig Rhos-y-felin e Craig Rhos-y-felin. A detta degli scienziati l’estrazione sarebbe avvenuta grazie alla tenica dei pali di legno, ma l’acqua che avrebbe fatto “detonare” la roccia sarebbe stata quella piovana, che di certo in Galles non manca! Seguendo le conclusioni del prof. Josh Pollard dell’Università di Southampton, una volta staccati i banchi verticali di roccia, questi sarebbero stati adagiati su una sorta di piattaforma composta da roccia e terra e da lì fatti scivolare fuori dalla cava.
E’ stato possibile effettuare delle analisi al radiocarbonio su parti di carbone fossile e nocciole ritrovate nelle cave che riportano per le due cava un’eta di 5400 e 5200 anni, ma – ricorda il prof. Parker Pearson “sarebbero state fissate a Stonehenge solo 4900 anni fa”. Quindi c’è una differenza temporale di almeno 300 anni. Seguendo l’ipotesi del professore inglese “potrebbero essere state estratte e utilizzate in qualche monumento megalitico locale e solo dopo 300 anni smantellate e trasportate nel Wiltshire”.
Il professor Kate Welham (Bournemouth University) pensa che le ricerche efftuate con tecniche di survey geofisica, scavi e aerofotogrammetria potrebbero aver rintracciato l’esatta posizione di questi “monumenti” precedenti lo smantellamento e nel 2016 potremmo saperne di più! SI troverebbe a nord delle colline. Se così fosse – attenzione, attenzione – si ribalterebbe la teoria che fino ad oggi era in la più probabile per il trasporto fino a Stonehenge. Infatti, se si pensava che il lungo viaggio fosse stato fatto con delle barche lungo il Miford Haven, questa ipotesi stava in piedi grazie al fatto che si pensava che le pietre fossero nella parte sud delle colline. Ma ora, con la certezza che l’origine è a nord delle colline di Preseli, questa ipotesi decade. “Le uniche ipotesi logiche – sottolinea il prof Pearson – sono che le pietre viaggiassero a nord prima di prendere il mare nelle vicinanze di St David’s Head, oppure verso est per affrontare un lungo viaggio via terra, lungo il tracciato oggi occupato dall’autostrada A40”. Il prof Pearson crede più all’ipotesi terrestre in quanto gli 80 monoliti, che pesavano in media meno di due tonnellate l’uno e uomini e bestiame potevano gestire il trasporto senza grossi problemi. Infatti, ricorda il prof Pearson “sappiamo da esempi in India e altrove in Asia che singole pietre di queste dimensioni possono essere trasportare con l’uso di graticole di legno e il lavoro di 60 persone”.
Queste ricerche sono fondamentali per capire perché Stonehenge sia stata eretta, considerando che prima sarebbero state erette queste pietre blu gallesi e solo 400 anni dopo sarebbero state erette le giganti pietre in sarsen (provenienti da cave vicine al sito inglese). Pertanto, se nel 2016 verrà identificato il monumento “originario” che fu costruito con le blue stones, capiremo qualcosa di più su Stonehenge. Il sito inglese voleva forse replicare un più antico monumento? Siamo di fronte ad una “rifondazione sacra” di un territorio? Chi lo avrebbe effettuato e perché? Il villaggio che è sorto attorno a Stonehenge e a tutto il sito inglese (leggi il nostro articolo sulla geografia sacra di Stonehenge qui) venne originariamente abitato da una casta sacerdotale gallese?
Ancora Stonehenge: nuove ricerche in Galles aprono scenari impensati
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