Siamo appena rientrati dalla Maremma dove ci siamo recati per vedere la (da poco accessibile al pubblico seppur scoperta nel 2004) “Tomba dei Demoni Alati” visitabile presso il Parco Archeologico del Tufo di Sorano (GR), quando i giornali italiani iniziano il tam tam su una stele Etrusca rinvenuta quest’anno vicino a Mugello (FI). Uno degli aspetti più affascinanti degli Etruschi è che anche a livello accademico sono spesso definiti “misteriosi”, quanto meno in alcuni aspetti della loro vita. Ciò accade perché ogni ritrovamento non è per forza incastrabile in un modello già totalmente definito e, pertanto, aggiunge qualcosa di più.
La “Tomba dei Demoni Alati” (III sec a.C.) ha – a nostro avviso – due particolari interessanti. Il primo- scontato – è la quasi perfetta conservazione del timpano della tomba (a edicola) sul quale è rappresentato un demone, alato e pisciforme, che potrebbe benissimo essere Tifone (o Scilla) e comunque rappresentante di quelle divinità psicopompe che accompagnano le anime da un mondo all’altro (pisciforme e quindi in grado di attraversare le acque tra i due mondi). Nelle vicinanze è anche la tomba a semidado detta “del Tifone” che oggi esteticamente “impallidisce” di fronte a questa.
Il Tifone è ormai deteriorato seppur consente di riconoscere bene gli avviluppamenti della sua coda, che veleggia sulle acque. Beh, tornando ai Demoni Alati, che custodisce una figura policroma di recumbente (il classico defunto sdraiato, quasi mai ritrovato intatto in una tomba a edicola!), ci stupisce la presenza all’ingresso di due leoni con la coda che punta in avanti. L’iconografia etrusca locale non è ricca di leoni, bensì di pantere (famose quelle in nenfro della non lontanissima Vulci). E dietro di loro stavano le due figure femminili ctonie, una identificata con Vanth grazie alla fiaccola che porta con sé. Essere di luce pertanto, in grado di illuminare il buio del ricco mondo sotterraneo che gli Etruschi adoravano in quanto portatore di tesori. E il leone? Lo si ritrova nei dipinti delle tombe di Cerveteri o negli animali fantastici come la chimera di Arezzo.
Va però ricordato che i leoni, o Panthera Leo, vivevano nel centro Italia (Lazio in particolare) durante il periodo più florido della storia Etrusca, tra il IX ed il VI secolo a.C., ma la loro “forza” simbolica è sopravvissuta anche nei secoli successivi. Ci chiediamo però: e se questo simbolo fosse stato adottato dagli Etruschi indipendentemente dal fatto che i Leoni vivessero nell’area da loro abitata? Se erano abili navigatori e se erano discendenti di quei Tyrrenoi e Popoli del Mare, certo avevano scambiato informazioni e conoscenze con i popoli mediterranei. Banale quello che scriviamo, certo, ma concentriamoci sul leone e sul fatto che a sud della vicina Tuschia da qualche anno il sito di Gobelki Tepe sta facendo parlare di sé. E uno dei pilastri – datato oltre 11.000 anni (!!) – riporta un leone con la coda in avanti, come probabilmente aveva anche la Sfinge che sappiamo essere geologicamente ben più antica del terzo millennio. Beh, come abbiamo scritto altre volte, non sono le risposte frettolose a dare risultati ma domande ben poste. La nostra – al momento è: cosa ci fa un leone scolpito nella stessa tomba in cui appaiono Tifone (o Scilla) e Vanth?
Ed eccoci alla stele del Mugello. Ritrovata nel sito di Poggio Colla a pochi chilometri da Firenze grazie ad un progetto di scavo ultradecennale in mano ad università statunitensi (il Mugello Valley Archaeological Project), la stele pesa quasi 230 chili, alta un metro ed è stata trovata messa in posa per un tempio successivo a quello cui fu dedicata, oltre 2500 anni fa. Forse per questo è rimasta (quasi) intatta con la sua lunga scritta di oltre 70 lettere e segni di punteggiatura. Probabilmente sarà una stele che dirà molto, come fece quella di Pyrgi (su lamina d’oro e, ricordiamolo, con testo fenicio a fronte per onorare una divinità equipollente tra le due civiltà, ovvero l’Etrusca Uni e la fenicia Astarte), non solo della scrittura, ma anche del vasto mondo religioso etrusco. Aggiungendo una qualche novità.
Infatti, stando alle dichiarazioni riportate dagli stessi scopritori e che presumibilmente si occuperanno della traduzione (in particolare Gregory Warden, co-direttore e principal investigator del progetto di ricerca e di scavo al Mugello e Rex Wallace, Professore di Lettere Classiche alla University of Massachusetts Amherst), questa stele riporta le azioni rituali da svolgere per adorare un dio o una dea. Di quale divinità stiamo parlando?
Ricordando che le scritte etrusche giunte a noi sono poche e composte da poche parole (gli Etruschi preferivano dei media deteriorabili come le tavolette di cera) il professor Jean MacIntosh Turfa dello University of Pennsylvania Museum e esperto di cose etrusche, dice in un bell’articolo pubblicato dalla Southern Methodist University che “la stele è un’evidenza di un culto religioso permanente risalente almeno al periodo tra il 525 e il 480 a.C. e il fatto che sia stata riutilizzata nelle fondamenta di un nuovo tempio ci parla di profondi cambiamenti sociali”.
Per concludere e cercare di dare un senso compiuto e unitario a queste due news inserite in un unico post.
1) Tra qualche mese vorremmo contattare i referenti americani per sapere di più sulla traduzione della stele in questione;
2) Vorremmo approfondire la questione dei leoni nell’antichità e come questo simbolo animale si colleghi a quali divinità e conoscenze.
Come spesso, vi lasciamo con delle domande, ma speriamo siano costruttive per tutti!