Il 19 settembre 2021 saranno 30 anni dalla scoperta del corpo dell’uomo del Similaun – Ötzi – che per 5.000 anni si è conservato tra i ghiacci delle Alpi Venoste fino a quando la famiglia Simon di Norimberga non lo ha notato. Conservato dal 1998 presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, dove ancora oggi lo si può ammirare, Ötzi non è solo “un uomo dell’Età del Rame”, ucciso da un suo simile durante una battuta di caccia, ma è soprattutto un parente di tutti noi, che ci ha portato in regalo il nostro passato.
30 anni sono trascorsi e non sono mancati gli studi sul corpo, sui materiali, sull’alimentazione, sulle armi di Ötzi.
Grazie a lui si è affermata anche in Europa la bioarcheologia e alcune degli studi più sensazionali li abbiamo ripresi anche qui, su arkeomount, come nel 2014 quando lo studio sul DNA della mummia ha aperto nuovi scenari sulla linea genetica europea. Sappiamo che camminava molto, che i suoi attrezzi testimoniavano scambi commerciali su ampia scala in tutto il continente, che ha permesso a 800 studiosi di tutto il mondo di fare avanzamenti nella nostra conoscenza della preistoria. Qui un buon riassunto.
Nell’occasione di questi 30 anni dalla scoperta, sabato e domenica 18/19 settembre 2021, il Museo Archeologico dell’Alto Adige festeggerà questa ricorrenza con i suoi visitatori sui prati del Talvera, a soli 200 metri dal museo, con un festival archeologico gratuito che include anche l’ingresso al museo.
Per chi volesse avere una visione più ampia dei ritrovamenti di esseri umani preistorici tra i ghiacci del mondo, suggeriamo di guardare questa nostra intervista esclusiva al Prof. Chavez, protagonista nel 1995 insieme all’archeologo Reinhard del ritrovamento della mummia di Juanita. Intervista girata nel novembre del 2011 al Museo Santuary di Arequipa (Peru) di fronte a quella che forse è la più famosa mummia al mondo ritrovata nelle terre alte.