Viaggio nel Perigord #1- La valle dell’Homo e la Grotta di Rouffignac

Posted by on 9 Ottobre 2023
Rouffignac 2 - ingresso
Ingresso della grotta di Rouffignac
(foto di Arkeomount.com – ottobre 2023)

Qui è stato trovato il primo resto osseo di un Sapiens europeo, qui si trova una delle più alte concentrazioni di grotte dipinte e di arte parietale del mondo; qui sono state rivelate alcune delle più importanti industrie litiche della preistoria, che ancora oggi ne determinano la catalogazione storica.
Siamo nella valle del Vézère, nel Perigord francese, dipartimento della Dordogna.

Il fiume che dà il nome alla valle, scorre quieto, lungo un letto dolce, ampio, immerso tra quella che – oggi – è una vegetazione rigogliosa. L’ambiente, selvatico ma accogliente grazie all’alternanza di prati e boschi che ricoprono colline popolate da pittoreschi villaggi e molte fattorie, non è quello che caratterizza le strette valli alpine italiane. Niente a che vedere, per fare un esempio, con un altro “paesaggio-santuario” dell’epoca post Glaciale, ovvero la stretta Val Camonica – anch’essa patrimonio Unesco – che invece custodisce la più recente rock art dell’era dei metalli.
Se si studia con attenzione la disposizione delle grotte dipinte in Europa si notano tre aree che raggruppano la quasi totalità dei siti oggi noti: il Vézère, l’Ariège e la Cantabria spagnola. Tutte e tre le aree sono disposte lungo una immaginaria linea che da est si muove verso ovest, che dalle Alpi tra Italia e Francia si muove verso l’Oceano.
Come mai sono qui (o “solo qui”) le grotte dipinte di 15, 20, 30 mila anni fa?
Gli studi ci dicono che, quando il Sapiens arrivò in questa valle, nell’era Glaciale, circa 30mila anni fa, trovò si un paesaggio differente (simile alla steppa eurasiatica di oggi con inverni freddi, estati temperate e una vegetazione non troppo alta a causa dei venti e delle temperature), ma trovò anche abbondanza di cacciagione e varietà di frutta.
Pare che la popolazione locale aumentò fino a decuplicarsi.
Si stava bene.
E allora, quando il benessere circonda il Sapiens (ricordiamo anche che per un cacciatore-raccoglitore le ore di lavoro necessarie per garantirsi il sostentamento sono circa 4 al giorno, non 8 o 12 ore come sarà con l’era dell’agricoltura) questi esplora il territorio alla ricerca di qualcosa. Si può iniziare a scrivere “curiosità”, spesso finisce per diventare “spiritualità”.
Il paesaggio, modellato come qui nel Vézère, offre molti elementi: una vista sconfinata sulle stelle, aperture naturali nel terreno, ripari rocciosi altrettanto naturali a seguito delle morbide falesie che si sono aperte lungo il fiume circa 3 milioni di anni fa e sostentamento.
Combinazioni che hanno consentito al Cro Magnon (così nominato dal ritrovamento del primo sapiens restituito nel 1868 a Francois Berthoumeyrou, che insieme ad altri operai stava lavorando nell’omonima località che da millenni era un riparo roccioso vissuto e abitato) di esprimere arte spirituale di altissimo livello.

Mammuth stilizzato che capeggia all'ingresso della grotta di Rouffignac (foto di Arkeomount.com - ottobre 2023)
Mammuth stilizzato che capeggia all’ingresso della grotta di Rouffignac
(foto di Arkeomount.com – ottobre 2023)

Facendo base al villaggio di Montignac, abbiamo iniziato le nostre visite con la grotta di Rouffignac, a circa 20 minuti di auto da Lascaux. Scoperta nel 1940, è lunga ben 8 chilometri e su tre livelli. La sua particolarità è l’ampiezza, dovuta al fiume sotterraneo che milioni di anni fa la ha scavata, rendendola una sorta di strada sotterranea, nella quale i proprietari hanno costruito un trenino con il quale si possono visitare alcune centinaia di metri. L’accesso alla grotta si trova lontano dall’acqua, sia del fiume che sorgiva, e conferma che la scelta delle grotte non era determinata da necessità abitative (mail le grotte furono abitate, tanto meno questa, che ospitava in inverno i grandi orsi della preistoria, i cui “letti” creatisi nell’argilla sono ancora visibili all’interno!). L’animale più rappresentato a Rouffignac è il Mammuth – se ne contano 158 sui 250 disegni presenti – che probabilmente viveva numeroso nella valle adiacente.
Lo stile, Magdaleniano (tra 12 e 17mila anni fa), è quello più maturo per l’epoca. Gli “artisti” hanno usato prevalentemente il manganese (nero è dunque il contorno di ogni figura) che si alterna con la tecnica del graffito. Le scene vedono molti Mammuth in fila, talvolta solo uno di loro è voltato dalla parte opposta.
Tra tutte queste figure, si possono contemplare “l’incisione del patriarca”, che rappresenta un individuo anziano che guarda queste enormi zanne, così come “il fregio dei 10 mammut”, dipinto in nero.
I segni iniziano dopo qualche centinaia di metri e sono come dei graffi nella parete: non si tratta di graffi di orsi(come qualcuno ha ipotizzato) ma sono chiaramente “scolpiti”/graffiati con utensili: lo dimostra il fatto che sono paralleli. E anticipano le figure. Questo è stato per noi il primo contatto con quei segni entoptici che David Lewis-Williams – nei suoi studi di fine anni Novanta – sosteneva poter essere rappresentazione di fosfeni e allucinazioni visive geometriche, a suggerire che chi percorreva le grotte ornate (doveva?..affrontava?..) viveva un cambio di coscienza.
Di certo, già Rouffignac, ci consente di mettere a fuoco un aspetto fondamentale: gli animali dipinti non sono collegati ad alcuna “caccia magica” in quanto solo una piccola percentuale di quelli dipinti sono effettivamente parte dell’alimentazione quotidiana. Si pensi anche che sono rari i ritrovamenti di ossa di mammut nel sud-ovest della Francia…
E le figure umane? Poche, quasi nessuna, seppur a Rouffignac se ne individuano quattro (probabili).
Continuiamo a viaggiare e a raccogliere dati.