La tecnologia per le ricerche archeologiche in alta quota

 

3D del vulcano Ampato (fonte: colorado.edu)

Il progetto ANDE 2011 ci ha dato diversi spunti e indicazioni su come le nuove tecnologie possano essere utili ad affrontare ricerche archeologiche in zone estreme, quali sono le alte montagne della cordillera andina.

Ci ha aiutato l’incontro avuto nel 2010 a Creta con il prof. Apostolos Sarris, Direttore del Laboratorio di Ricostruzione archeo-ambientale presso l’Istituto di Studi Mediterranei di Rethymno, che ci ha introdotto agli strumenti di indagine geofisica utili per l’archeologia. Un breve report di questo  incontro è stato pubblicato da ArcheologiaViva  lo scorso dicembre (vedi la sezione I Nostri Articoli).

La georeferenziazione e la modellazione tridimensionale dello spazio geografico può effettivamente supportare l’avanzamento delle ricerche sui picchi andini, permettendo di massimizzare gli sforzi e di rendere efficaci le dispendiose spedizioni in sito (in termini energetici ed economici).

A questo scopo lo strumento più importante è il GIS (Geographic Information System, Sistema Informativo Geografico) utilizzato per ricostruire e analizzare tutti i dati geografici noti, come quelli derivati dal Posizionamento Globale (GPS). Grazie al GIS è possibile individuare rovine archeologiche in quota, anche grazie ad un applicazione chiamata MAPIS (Modeling Archeological Potential of Ice and Snow) che può testare i quanto tempo un ghiacciaio possa ritirarsi, lasciando scoperte eventuali rovine (è un modello predittivo dei campi ghiacciati).
Il GIS consente anche l’analisi spaziale e, grazie ad un applicazione aerea (3DEM), si può ottenere una vista panoramica di ogni sito da qualsiasi elevazione e in qualsiasi condizione meteo per verificare se sia interessante in termini di archeoastronomia. Ad esempio è possibile determinare se un picco sia visibile o meno da un certo punto e se, quindi, possa essere statio usato come “mirino” geografico per controllare il passaggio degli astri. Questo lo avrebbe senz’altro reso sacro e quindi papabile ad ospitare una qualche zona di culto incaica.
Ovviamente il GIS consente anche di testare se la zona interessata sia o meno nelle vicinanze di strade antiche (scoperte o ipotizzate), canali d’acuqa o altri punti che ne possano indicare l’importanza. Al fine di creare un database GIS bisogna digitalizzare dati da mappe antiche come da elenchi georeferenziati e un software usato per avere una presentazione definitiva dei dati è spesso ArcGIS.
In Argentina il CIADAM (Centro de Investigaciones de Archeologia de Alta Montana), fornisce i siti di alta montagna Sudamericani con tecnologia GIS.
Purtroppo non tutte le aree della cordillera sono coperte, in quanto in zone di ghiaccio perenne e senza una visita in sito con un apparecchiatura adatta è impossibile avere dati validi.

Categories: Geografia | Tags: , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su La tecnologia per le ricerche archeologiche in alta quota

Ritrovati nella Grotta di Nerja (Spagna) i più antichi dipinti umani: Neanderthal!

 

Immagine tratta da diariocordoba.com

In questi giorni una notizia sta scuotendo le accademie europee, dopo che il Prof José Luis Sanchidrián, dell’Università di Cordoba, ha ammesso in un’intervista al periodico Efe che il progetto multidisciplinare nel quale sta lavorando presso la Cueva de Nerja (vicino Malaga, in Spagna), potrebbe aver rivelato una datazione al 42.000 BP dei dipinti presenti nella grotta.
La datazione si basa su resti organici (carbone) ritrovati in una stratigrafia coeva ai dipinti, a soli dieci centimetri dalle pitture ed è stata effettuata da laboratori di Miami (USA) che li ha posizionati nella scala temporale tra i 43.500 e i 42.300 anni fa. Lo studioso spagnolo è anche riuscito a far datare un sottilissimo velo di carbone che ricopriva una delle pitture.

La sei raffigurazioni della grotta sarebbero attribuibili all’Homo Neanderthalensis che diverrebbe così l’autore della rappresentazione artistica più antica del mondo. Una visione che, se confermata, porterebbe a rivedere molte teorie sul Neanderthal al quale si inizia ad attribuire quel senso estetico che fino a poco fa era patrimonio riconosciuto solo al Sapiens.
Ricordiamo infatti che recentemente proprio in Italia (sui monti Lessini, nel veronese) sono state ritrovate tracce di “cosmetica” del Neanderthal (iscrivendovi alla nostra pagina di rassegna stampa potete trovare i particolari pubblicati quest’autunno) che decorava il proprio corpo secondo canoni di bellezza simili ai nostri.

Nerja, Malaga – immagine da Google Maps

 

L’interpretazione dei dipinti da parte del Prof Sanchidrían è in linea con la ricostruzione temporale: si tratterebbe di sei foche che “non hanno alcun parallelismo con l’arte paleolitica”. Inoltre, i Neandterthal consumavano foche. Il conservatore della Grotta e coordinatore del progetto, Antonio Garrido, dice che una volta che si dateranno anche i numerosi resti organici ritrovati attorno al sito si apriranno moltissimi interrogativi.

Prima di questa datazione, il dipinto umano più antico era della cultura Paleolitica Aurignaziana (Homo Sapiens Sapiens), grotta di Chauvet-Pont-d’Arc, 32.000 anni BP.  Pare, insomma, che stia finalmente crollando anche l’idea Sapiens-centrica!

Categories: Senza categoria | Tags: , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Ritrovati nella Grotta di Nerja (Spagna) i più antichi dipinti umani: Neanderthal!

Un nostro reportage su “Montagne360°” (rivista mensile del Club Alpino Italiano)

La copertina di febbraio di "Montagne360°" è uno scatto di arkeomount

“Ande 2011” ci ha portato a viaggiare tre mesi sulla Cordillera sud americana. Siamo rientrati con moltissimo materiale, il cui tema è ovviamente la montagna. Anche per questo motivo la rivista “Montagne 360°”, ovvero il nuovo mensile ufficiale del Club Alpino Italiano (CAI), ha iniziato a pubblicare un nostro reportage sull’archeologia di montagna. Tre articoli consecutivi a partire da questo mese di febbraio, nel quale parliamo di Argentina. Abbiamo anche avuto l’onore di vedere un nostro scatto al Canale di Beagle diventare la copertina (nella foto). Prossimo appuntamento con il Cile, a marzo, e infine con il Peru, ad aprile.

“Montagne 360°” è spedito a tutti i soci del Club Alpino Italiano nel mondo e da quest’anno è diventato mensile, sostituendo “LA Rivista del CAI”, bimestrale, il cui ultimo numero è stato stampato a novembre-dicembre 2011.

 

Tags: , , , | Commenti disabilitati su Un nostro reportage su “Montagne360°” (rivista mensile del Club Alpino Italiano)

RapaNui in mostra a Tenerife: prima mostra permanente in Europa

Grazie alla curatrice, Betty Haoa (curatrice anche della Biblioteca del Museo Fonck di Viña del Mar in Cile), siamo in grado di mostrarvi alcune immagini dell’inaugurazione della prima esposizione permanente sulla cultura dell’isola di Pasqua in Europa. Si intitola “Rapa Nui, Polynesia: Extreme Survival” e dal 15 gennaio mette in mostra in forma permanente presso il Museo Pirámides de Güimar dell’isola spagnola di Tenerife reperti, diorami e materiali divulgativo sulla cultura della lontana isola cilena.

E’ un’iniziativa sostenuta dalla Fondazione “MATA KI TE RANGI”, organizzazione senza scopo di lucro che dal 1986 si impegna per difendere il grande quanto fragile patrimonio culturale rapanui. Nel 1986 il Parque Nacional Rapa Nui è stato dichiarato dall’ UNESCO Patrimonio dell’Umanità e nel 1993 l’intera Isola di Pasqua è stata dichiarata Monumento Storico mondiale. Mata ki te Rangi si occupa anche di investigazione scientifica e storica, sviluppo socio economico degli abitanti dell’isola, fornendo loro anche supporto nell’attività turistica e culturale: www.fundacionmatakiterangi.org


Alla presentazione hanno preso parte Mr. Olsen, direttore del parco spagnolo, il rappresentante locale dell’amministrazione di Tenerife, il reggente di Easter Island, il sindaco di  Güímar e il console cileno a Tenerife. L’archeologa cilena Sonia Haoaha guidato gli ospiti nella mostra supportata dalla Commissione Nazionale CIlena per l’UNESCO.

Monte Terevaka. Isola di Pasqua

Tenerife - 15 gennaio 2012

Tenerife - 15 gennaio 2012

Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su RapaNui in mostra a Tenerife: prima mostra permanente in Europa

L’etno-astronomia è una prospettiva per l’interpretazione delle culture indigene?

La proposta arriva da José Juan Jiménez, dottore in Preistoria presso la Universidad de La Laguna e conservatore del Museo Arqueológico de Tenerife: leggere con “occhi etno-astronomici” le culture indigene delle Canarie per comprendere come le divinità autoctone legate al culto degli astri (Sole, Luna, stelle) si siano trasformate in divinità cristiane.
Pioniere per lo sviluppo delle investigazioni etno-astronomiche, Jiménez segnala come sia aumentata l’attenzione verso le ricerche in questo campo per le forti implicazioni connesse all’interpretazione dei ritrovamenti archeologici.
I effetti anche sulle Ande le ricerche connesse ai dati riportati da fonte scritte o investigazioni etnografiche sul campo, hanno portato ad un avanzamento nell’interpretazione dei dati materiali.
L’etno-astronomia si focalizza sulla lettura dell’astronomia da parte delle culture indigene e delle società del passato, per incrociare dati provenienti da altri campi, quali archeologia, archeoastronomia, paleo linguistica, etnologia, etnografia e storia.
Nel caso delle Canarie, si dovrebbe approfondire la documentazione che nasce da esploratori, naviganti, missionari e commercianti che hanno conosciuto le isole fin dal XIV secolo. Nei loro report riportano dei culti stellari delle canarie.
Ad esempio, mentre Sirio guidava la vita indigena sulle isole di Tenerife, Gran Canaria, La Palma e La Gomera(che ne ospitano luoghi di culto), i lavori di Juan Antonio Belmonte e María Antonia Perera, dimostrano come le incisioni dell’isola di Tindaya erano orientati verso la stella Fomalhaut, il cui bagliore inizava con l’autunno e le prime piogge.
In definitiva, l’invito dello studioso spagnolo ad investigare “con una nueva mirada” le vestigia archeologiche, si accompagna all’indicazione di ricordare come l’incontro di culture porti sempre a sincretizzazioni peculiari. Gli elementi astrali indigeni si modificano in un orizzonte sintattico nuovo, strumentale all’orizzonte interpretativo cristiano: “Si produce una trans-culturazione religiosa che implica una fusione di credenze e divinità che trova nuovi nomi. Per esempio la Vergine di Candelaria – prosegue José Juan Jiménez – ovvero la festa più importnate del calendario nativo di Tenerife detto Beñesmet) è la festa dell’ottavo mese lunare”.

Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su L’etno-astronomia è una prospettiva per l’interpretazione delle culture indigene?

Continuano gli studi presso la grotta di El Manzano nel Nord della Patagonia

L'area di El ManzanoGli scavi iniziati nel 1978 dal Prof. Mariano Gambier preso il sito noto come “Gruta de El Manzano” sul margine destro del Río Grande in Argentina (Departamento Malargüe, Mendoza) proseguono grazie alla collaborazione tra l’Instituto di INbestigazioni Archeologiche e Museo “Prof. Mariano Gambier” (ditretto dalla Prof.ssa Teresa Catalina MIchieli) e gli studiosi del Team guidato dal Dr.Gustavo Neme y Adolfo Gil del Museo de Historia Natural de San Rafael (Mendoza).
Una zona estremamente affascinante anche dal punto di vista paesaggistico, che sta consentendo di saperne di più sulle società di cacciatori e raccoglitori che Gambier studiò a San Juan. Il team di Mendoza ha utilizzato nuove teorie e tecniche di scavo e recentemente è stato pubblicato il primo libro sugli studi effettuati sulla rivista cilena Magallinca (2011, vol. 39(2):245-268).
L’articolo è disponibile online in versione PDF a questo indirizzo: http://www.arqueologiamendoza.com.ar/archivos/NemeetalelManzano.pdf

Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Continuano gli studi presso la grotta di El Manzano nel Nord della Patagonia

Sciamani peruviani in pericolo

Eravamo da poco entrati in Perù, a Novembre del 2011, quando ci raggiunse una news che riportiamo solo ora. Nella regione di Loreto, in Alta Amazzonia, quattordici sciamani del piccolo paese di Balsa Puerto sono stati assassinati in pochi giorni. La barbarie sembra sorta in seno ad una locale setta protestante e il mandante sarebbe – secondo le news riportate da diversi siti web tra i quali www.salvaforeste.it, dal sindaco del paese, Alfredo Torres. Il fratello del primo cittadino, Augusto Torres, si sarebbe macchiato le mani di sangue per seguire i dettami di questa folle setta che li ritiene posseduti dal demonio. Fortunatamente uno di questi uomini di conoscenza, Inuma Bautista, della comunità shawi della località di Paradiso, è sopravvissuto per denunciare il suo attentatore. Gli sciamani della comunità locale si stavano associando per condividere le tradizioni locali.
Non è la prima volta che in Perù i custodi di conoscenze tradizionali sono prese di mira da gruppi religiosamente discutibili o, aggiungiamo noi, da interessi economici, come nel 2008. Ci auguriamo che il clamore che questo episodio sta destando in realtà impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale, come Amazon Watch, possa destare l’attenzione delle autorità peruviane e della comunità internazionale.

Tags: , | Commenti disabilitati su Sciamani peruviani in pericolo

A Choquequirao un progetto turistico minaccia i santuari andini

Immagine tratta da www.peruviaje.com

Negli ultimi giorni del 2011 il presidente Regionale di Apurímac, Elías Segovia Ruiz, ha annunciato la costruzione di una teleferica – costruita con l’appoggio del Dipartimento di Cusco – che collegherà Abancay con il complesso archeologico di Choquequirao. Un progetto faraonico che potrebbe consentire ad oltre 70.000 turisti l’anno di visitare la zona, con un impulso notevole del circuito turistico Chanka-Inca-Wari.
A corollario servirà migliorare le strade nei distretti di Huanipaca (da dove si imbarcherebbero i turisti) e San Pedro de Cachora con un investimento complessivo di 120 milioni di soles.
La teleferica, posta a oltre 3.6000 metri s.l.m., permetterebbe ad oltre 250 turisti all’ora di visitare una delle cittadelle “satellite” dell’area di Machu Picchu, lasciando la città sacra libera dalla folla e faciliterà l’accesso al circuito del Cañón de Apurímac, il più profondo del mondo.
La notizia è stata battuta dall’agenzia Andina e la riportiamo insieme alle perplessità di alcuni archeologi e ricercatori con cui siamo in contatto che, nonostante l’assicurazione da parte delle autorità che il progetto non contaminerà l’ambiente, temono che il progetto possa apportare danni ai numerosi santuari andini che si trovano in zona. Ricordiamo infatti che Machu Picchu è circondato da diverse cittadelle (Choquequirao tra queste) e zone di osservazione astronomiche, che compongono una fitta quanto delicata rete nella selva che circonda il sito archeologico più famoso.

Tags: , | Commenti disabilitati su A Choquequirao un progetto turistico minaccia i santuari andini

La scoperta di Chan Chan: gli scoiattoli ci svelano un segreto di 700 anni fa

Chan Chan ha nascosto un segreto fino al 2004, quando uno studio archeologico – al quale ha preso parte anche Victor Corcuera che intervistiamo in sito – ha svelato uno dei misteri nascosto nei suoi bassorilievi. Da sempre gli archeologi hanno pensato che l’animale rappresentato lungo le pareti delle piazze cerimoniali di Chan Chan fosse un animale mitico, a metà tra la nutria e il leone marino. Nel 2004 studi comparati e multidisciplinari hanno svelato essere uno scoiattolo! E tutto torna. In quello che oggi è un tratto arido di costa vie ra un vasto bosco, abbattuto dai Conquistadores Spagnoli nel XVI secolo. Lo scoiattolo, che vi abitava, era uno degli indicatori naturali che il clima del Nino stesse divenendo minaccioso: se lo scoiattolo accumula più cibo significa che il meteo sta peggiorando. La sensibilità di questo piccolo animale ai cambi climatici era così importante da divenire un simbolo rappresentativo della vita Chimu, al punto che la sua rappresentazione adornava l’intera piazza principale.

 

Categories: Senza categoria | Commenti disabilitati su La scoperta di Chan Chan: gli scoiattoli ci svelano un segreto di 700 anni fa

Omaggio al mare: Chan Chan e la cultura Chimu

Vicotor Corcuera, oggi guida turistica e studioso indipendente di archeologia, ci mostra gli impressionanti resti della capitale della cultura Chimu, Chan Chan. Posto a un chilometro dal mare, questo vastissimo complesso archeologico ha ospitato tra il 900 e il 1460 d.C. la popolazione che ha preso il testimone dei Chimu, probabilmente spazzati via dai capricci del Niño. Le immagini sono riprese nell’unico palazzo-tempio del complesso aperto al pubblico, il cui nome “Tshudi Nik-An” significa proprio “palazzo nel mare”. Nessuna evidenza domestica ci porta a credere che fosse un tempio: ogni suo particolare è un richiamo alla cosmologia Chimu e alla simbologia marina. Patrimonio UNESCO dal 1986, Chan Chan era famosa per le abilità dei suoi tessitori, ritrovati persino in contesti archeologici Ecuadoreñi, a oltre 1.000 km di distanza.

Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Omaggio al mare: Chan Chan e la cultura Chimu