Viaggiando lungo la Valle Sagrada degli Incas, da Cusco verso Pisac, abbiamo visitato il “Santuario degli Animali” di Ccochawasi (http://santuariocochahuasi.blogspot.com): un luogo nel quale gli animali recuperati dalla Polizia Ecologica vengono curati e rispettati per il resto dei loro giorni. Purtroppo il mercato nero degli animali esotici è sempre in forte crescita e l’assenza di rispetto e consapevolezza verso la natura peggiora di giorno in giorno. Abbiamo potuto ammirare da pochi passi tre condor incapaci ormai di vivere nel loro ambiente: due di loro sono stati “usati” in feste popolari e hanno subito forti choc. Un terzo è stato ritrovato sul mercato nero, come i due puma femmina: non potranno mai più riconoscere gli istinti naturali. I condor sono anche oggetto del turismo mistico: sono rimasti solo 700 condor in tutte le Ande, eppure le loro piume continuano ad essere vendute per scopi magici.. Incredibile anche sapere che non è raro il ritrovo di animali feroci come il puma in case private o in discoteche (!) di Lima. Nel video Mavel, una delle gestrici del centro, ci spiega in italiano come funziona questo centro. Un peccato sapere che il “santuario” non riceve nessun appoggio statale. Ultima nota: i gestori, che parlano un buon italiano, hanno conosciuto il nostro compatriota Angelo D’Arrigo, deceduto nel 2006 proprio in Perù: solo lui sapeva insegnare ai condor a volare…
Animali non più sacri
Q’enqo, ovvero la cosmologia Inca
Secondo gli Incas il mondo è tripartito: un mondo superiore sede degli esseri celesti (come le montagne, Apus) e di coloro i quali hanno completato la loro vita, un mondo di mezzo per gli esseri viventi e uno di sotto per i “non nati”. Q’enqo è un emblematico sito archeologico a pochi passi da Cusco che pare svelare questa cosmologia nella pietra. Esploratelo con noi.
Tambomachay: il bagno dell’Inca e la devozione all’acqua
Il culto dell’acqua è fondante nella ricca vita religiosa dell’impero Inca. Siamo a Tambomachay, luogo a 3760 metri s.l.m., a due chilometri da Cusco, deputato a questa importante pratica.
La geografia sacra degli Inca: i seqe
L’astronomia applicata allo studio archeologico ha permesso negli ultimi anni di comprendere al meglio alcune cronache spagnole e ora sappiamo come fosse composto lo spazio sacro dell’impero Incaico: 328 linee immaginarie solcavano l’impero, erano i “seqe”: vediamo come funzionavano.
La nascita dell’Impero Inca
Le cronache spagnole non hanno chiarito come sia nato l’impero Inca. I diversi miti di origine riportati dalle cronache e dalla tradizione orale vedono il lago Titicaca come luogo di “emersione” di Mama Occla e Manco Capac, la coppia primigenia. Altre versioni, come quella raccolta dall’antropologo Oscar Nuñez Del Prado nel 1955 presso i Q’eros (etnia a nord di Cusco che vive oltre i 4.500 metri s.l.m.) vedono i fratelli Aymar ( 4 donne e 4 uomini) protagonisti della “discesa al Cusco”. Questa versione “quadripartita” pare più vicina alla realtà confederativa dell’Impero Incaico.
Sacsayhuamán, emblema dell’impero Inca
Siamo arrivati a Cusco, in Perù, capitale dell’impero Incaico. La prima visita non può che essere a Sacsayhuamán o Sacsaihuaman (in quechua: Saksaq Waman, ovvero “falco felice”). Nel video che accompagna il post descriviamo brevemente questo incredibile sito megalitico, che ci parla della grandezza dell’impero incaico. Posto sulla collina alle spalle della città era un luogo cerimoniale, ma con notevoli caratteristiche militari, tanto che fu luogo di ultima resistenza alla conquista spagnola.
Salcedo: incisioni rupestri sul Titicaca
Prima di lasciare la ricchissima provincia di Puno, ci avventuriamo nell’esplorazione delle “colline” che la circondano e ci imbattiamo nell’arte rupestre del riparo roccioso di Salcedo, 5 km fuori dalla città. Purtroppo il sito non è protetto e i vandali lo hanno danneggiato coprendolo di scritte e nuove incisioni, ma si possono apprezzare i disegni originali, lasciati – come si dice nel video – da una popolazione sicuramente preincaica di pastori-raccoglitori. Gli studiosi sono dubbiosi: queste iscrizioni sono del pre-ceramico (5.000 a.C.) o “solo” del 2.000 a.C.?
Riconosciamo un essere “divinizzato” simile a quelli incisi sulle rocce alpine (es: Valcamonica) e una possibile incisione di impronta di piede, oltre a ipotetici recinti per i lama raffigurati lungo la parete.
Tiawanaku: la città degli Dei
Da Puno raggiungiamo la città di Tiawanaku, sulle coste meridionali del lago Titicaca, entrando in Bolivia.
Questo è uno dei siti più enigmatici al mondo per diversi motivi, primo tra i quali il fatto che la sua maestosità non è stata sufficientemente indagata. In secondo luogo l’architettura di Tiawanaku (“città degli Dei”) lascia senza parole.
Un luogo abitato sicuramente dal 1.500 a.C. fino al 1.200 d.C., e che un tempo era più vicino alle coste del lago Titicaca (oggi a circa 20 km di distanza). L’apogeo della città è stato tra il 500 e il 1.000 d.C., quando un vero e proprio impero Tiawanaku è giunto fino al Cile, contrastato a nord dal potere dei Wari (o Huari).
Come abbiamo visto la matrice culturale di Tiawanaku probabilmente sta a Pukarà, nell’attuale Perù, circa 200 km più a nord ovest, ma le interpretazioni sull’origine di Tiawanaku si sprecano: chi la vuole centro cerimoniale (come testimoniato dalle porte del Sole e della Luna, la prima ottima come calendario solare e orientata alla nascita del sole al solstizio invernale, la seconda ottima per l’osservazione della Luna lungo la cresta della dirimpettaia collina), chi la vede centro commerciale e di potere. Nonostante sia posta in un deserto altiplanico, l’area consente non soltanto il pascolo e l’allevamento di lama e alpaca, ma anche la coltivazione di tuberi per un efficace sistema di economia mista.
Le prime ricerche archeologiche sistematiche sono degli anni Quaranta ed oggi dobbiamo dire si sono notevolmente rallentate. Tra le ultime ricerche ci piace segnalare alcune scoperte dovute a iniziative italiane. Grazie alla Missione europea “Progetto Tiahuanaco – Bolivia 2007-2012”, alla quale partecipano il Centro Italiano Studi e Ricerche Archeologiche Precolombiane (CISRAP), l’Università degli Studi di Padova e l’Unità Nazionale Archeologia Bolivia, nel 2009 è stata scoperta la tomba di un dignitario sepolto con un corredo funerario consistente in lamine d’oro quadrangolari e circolari e altri oggetti preziosi come gioielli. Citiamo inoltre le ricerche sotto la piramide dell’Akapana effettuate dall’associazione italiana Akakor, che abbiamo intervistato prima della partenza di ANDE 2011 (vedi post di settembre): la struttura piramidale pare nascondere un’intricata rete di cunicoli il cui scopo è tutt’oggi oscuro.
Se invece vogliamo vedere le interpretazioni più estreme sull’origine della città, non possiamo non citare il ricercatore discepolo del boliviano Posnasky, il professor Hans–Schindler Bellamy, che ritiene Tiawanaku sorta almeno nel 12.000 a.C. (!) basando le sue teorie su applicazioni archeoastronomiche e da interpretazioni dei simboli sulla “porta del Sole”.
A queste considerazioni bisogna aggiungere l’incredibile peso di molte pietre di cui si compone il sito, tra le 100 e le 150 tonnellate. Nella vicina Puma Punku si trova un blocco di oltre 440 tonnellate! Aggiungetevi i miti inerenti un diluvio che avrebbe spazzato via la città ed ecco un bel rompicapo per tutti gli appassionati. Purtroppo un post del blog non è sufficiente a presentare tutte le problematiche legate a Tiawanaku e vi rimandiamo al testo che pubblicheremo con Edizioni Saecula nel 2012!
Il video è girato in sito e vi parla di un altro grande enigma di Tiawanaku, che non sappiamo ancora svelare fino in fondo. Forse è bello che rimanga ancora un po’ di mistero in questo mondo..
Pukarà: matrice culturale dell’altipiano lungo le vie del Qapaq Ñan.
In compagnia dell’archeologo Jimmy Bouroncle Castro, dell’ufficio del Ministero di Cultura di Puno, cerchiamo di comprendere meglio un sito che per certi versi è poco considerato nel panorama storico andino, ma che invece pare aver avuto un ruolo primario nello sviluppo dell’altipiano del Titicaca. Pukara è una regione del Collao, nel Dipartimento peruviano di Cusco e si trova anch’esso a circa 3876 metri s.l.m.
Il sito archeologico che vediamo nel video è solo una piccola parte di ciò che probabilmente si troverebbe scavando sotto il moderno abitato. Si tratta di un tempio a piramide tronca, che conta tre piazze cerimoniali, di cui due seminterrate (kalassaya). Sulla cima della piazza centrale si trovano i resti di una chiesa di epoca coloniale, eretta dagli Spagnoli.
Pukarà è una civiltà che si fa risalire circa al 400 a.C. (“periodo Formativo altiplanico”), mentre la civiltà di Chavin imperversava nel centro dell’attuale Perù. La sua civiltà fu così importante da influenzare il modello culturale di tutta la zona del Titicaca e probabilmente fu alla base della nascita di Tiawanacu, la mitica “città degli Dei”, che si trova vicino alla costa meridionale del lago, in terra boliviana. La sua importanza è testimoniata dal fatto che sia sotto la dominazione incaica, sia sotto la successiva spagnola, Pukarà rimane un centro cerimoniale di fondamentale importanza. L’arch. Bouroncle Castro ha anche effettuato molte ricerche sul Qapaq Ñan – la via sacra degli Incas – e ha provato che da qui passava un’arteria principale del cammino, diretta al Colca (Valle di Arequipa), ricca di ossidiana.
La “misteriosa” civiltà di Tiawanacu ha forse qui le sue vere radici? La città boliviana nasce forse dall’influsso di questo centro e cresce poi come sede cerimoniale fino a diventare autonoma?
Sillustani e il lago Titicaca: scoperte e restauri dal cuore delle Ande.
Siamo giunti nella città di Puno (Perù), posta a 3810 metri s.l.m. sulla costa settentrionale del lago Titicaca, il cui nome nella lingua quechua significa “roccia del puma”, a testimoniare i molti puma grigi che da sempre ne abitano le sponde). Il lago navigabile più alto del mondo è parte dell’omonimo altipiano e disegna una goccia di azzurro nel bel mezzo delle Ande. Un lago mitico in quanto alcune delle diverse leggende legate alla formazione dell’impero Inca, vogliono che questo luogo ne fosse l’origine.
Oggi il lago ha una superficie di ben 60.000 km quadrati e da sempre è uno stabilizzatore climatico per le genti che lo vivono. Non nevica nemmeno in inverno e la stagione umida rende i terreni ai bordi del Titicaca notevolmente fertili.
Se la costa nord del lago (lato peruviano) è indissolubilmente legata agli Incas, quella meridionale (boliviana) custodisce uno dei centri cerimoniali più importanti di tutta la storia delle Cordigliera, Tiwanacu, la cui civiltà precedette quella Incaica di circa 500 anni. Prima di visitare Tiawanacu e sondarne la storia, preferiamo comprendere al meglio la cultura della regione di Puno. Con questo obiettivo ci siamo rivolti al Ministero di Cultura della città, il cui direttore, il Dott. Gary Mariscal Herrera, è stato così disponibile da permetterci di visitare i siti cardine di questa regione.
La prima visita di Arkeomount è testimoniata dal video che accompagna questo post. Ci troviamo presso il sito archeologico di Sillustani (distretto di Atuncolla, a circa 35 km da Puno), in compagnia dell’arch. Eduardo Arizaca Medina, responsabile del progetto di restauro delle costruzioni funerarie che vi si trovano (“chullpas”). Il progetto è finanziato dal “Plan Copesco Nacional” peruviano e coordinato dal Ministero di Cultura di Puno, nonché dalla Municipalidad di Puno. Il progetto prevede il restauro di 10 chullpas, la costruzione e la messa in sicurezza dell’accesso al sito, l’installazione di un’adeguata segnaletica e – molto importante – l’installazione di sei parafulmini (principali distruttori di queste opere architettoniche!).
Le “chullpas” sono monumenti funerari che vedono la loro origine con le culture Sillustani e Colla (1.000 – 1.450 d.C.), le quali resistettero molto agli Incas prima di venire annesse all’impero. Le chullpas più antiche, una per ogni unità familiare, indipendentemente dallo status sociale, custodivanoi corpi in posizione fetale insieme a ceramiche e resti animali. Gli Incas mantennero la tradizione, ma costruirono chullpas più poderose e destinate solo a personaggi di alto rango. Fortunatamente gli Incas rispettarono le precedenti inumazioni e così oggi, anche grazie a questo progetto, sono possibili ritrovamenti eccezionali come quelli di cui siamo stati testimoni.
Proprio “in diretta” mentre eravamo sul sito della chullpa “lagarto” (che significa lucertola, come l’altorilievo disegnato sulla chullpa stessa, la più rappresentativa del sito), gli archeologi hanno ritrovato un nuovo corpo di bambino e, accanto a lui, un fantastico piatto cerimoniale probabilmente Colla. Il team del prof Arizaca è protagonista di notevoli scoperte dal mese di settembre 2011: non solo sono stati ritrovati diversi corpi di bambini con cranio modificato (come era usanza), ma persino resti ossei di cani inumati con i bambini stessi, come per accompagnarli nell’aldilà. Questa ci pare una conferma di una tradizione orale contemporanea, che indica come qualsiasi essere umano che abbia avuto cura di un cane durante la sua vita possa contare sullo stesso cane per attraversare il fiume che separa il mondo dei vivi da quello dei morti. In altre parole, il cane è l’amico dell’uomo per l’accesso al Mondo Superiore.
Ma questa scoperta non è l’unica. Come ci è stato mostrato, sempre in una chullpa di Sillustani e grazie all’attuale progetto di ricerca, è stata ritrovata una pietra poligonale con 12 angoli, che fa concorrenza alla famosa pietra a 12 angoli di Cusco.
Un sito meraviglioso anche paesaggisticamente: Sillustani domina dall’alto il lago Umayo, limpido come il cielo e custode dell’isola delle vigogne, il camelide più a rischio d’estinzione sulle Ande e qui protetto da legge statale. Sillustani conta ad oggi 103 chullpas, ma molte altre – come ci hanno confermato gli studiosi – sono in attesa di registrazione ufficiale.