Il ritorno delle balene

La visita alla Penisola Valdes ci ha regalato l’emozione incredibile di vedere da pochissimi metri la Balena Franca Australe. Questo cetaceo nero, ricoperto di concrezioni bianche la cui disposizione sul corpo caratterizza ogni singolo individuo permettendone il riconoscimento (come le impronte digitali per l’uomo), conta complessivamente circa  17.000 individui.

La vera notizia e’ fresca di ieri: quest’anno sono state contate 3.000 balene, che vengono ad riprodursi e partorire in questa zona, in aumento rispetto alle 2.700 dell’anno scorso. Dai dati raccolti nell’ultimo decennio il tasso di incremento demografico della balena Franca Australe è di circa il 7% all’anno. La notizia ci ha ovviamente rallegrato, anche se siamo molto lontani dalla popolazione di questa specie di balena, che si stima fosse presente alla fine del XIX secolo con ben 200.000 individui, ridotti dopo lo sterminio della caccia libera a circa 4.000 unità. Sono animali incredibili, impressionanti nelle loro dimensioni: le femmine un po’ più grandi dei maschi possono raggiungere i 16 metri di lunghezza e quasi 30 tonnellate di peso, magnetiche nel modo di muoversi.

Alla fine della giornata di visita naturalistica alla Penisola Valdes per osservare le balene e i leoni marini che qui vengono per riprodursi e partorire tra il mese di giugno e gennaio, il dottor Juan Carlos Lamas ci ha accolto all’Ecocentro (www.ecocentro.org.ar). Nuovo e interessante centro per la divulgazione degli studi sulla fauna legata al mondo marino in questa particolare regione della Patagonia, che per le sue caratteristiche geografiche è stata eletta da varie specie animali come luogo ideale per riprodursi e partorire. Non appena giungeremo a Ushuaia pubblicheremo la nostra videointervista al dott. Lamas, che ci ha introdotto agli obiettivi di questa struttura e di come sia possibile coniugare gli aspetti più scientifici della ricerca all’arte e all’emozione. Il vero scopo? Tornare ad essere parte dell’ambiente in cui viviamo.

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Il Museo Ambrosetti: ottimo inizio!

Foto scattata per gentile concessione del Museo Ambrosetti (BA)

Il museo etnografico ed antropologico Ambrosetti di Buenos Aires, gestito dalla Facoltà di Lettere e Filosofia,  ci ha riservato interessanti sorprese, quando ci siamo avventurati alla sua scoperta.

Situato in uno dei quartieri storici della città, è tuttavia poco conosciuto nonostante conservi al suo interno 80.000 pezzi, di cui solo 2000 in esposizione nelle 6 sale del palazzo storico che lo ospita.

Tra i più interessanti la ricca collezione di oggetti di uso quotidiano e rituale degli indigeni Selkmen della Terra del Fuoco, nonché numerose e rare fotografie che li ritraggono poco prima che l’impatto con la civiltà occidentale ponesse fine alla loro cultura, agli inizi del secolo scorso.

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel trovare una sala completamente dedicata al folklore boliviano nella quale trovano posto  vestimenti originali in tessuto e placche d’argento massiccio dei “Danzatori di Luce” boliviani. Questi paramenti erano utilizzati durante la festa del raccolto di fine estate (festa che oggi continua, ma senza i pesanti ornamenti originari) e trasformavano i ballerini che sfilavano per le strade del paese in esseri ibridi, che da un lato ricordavano le divinità nate dal sincretismo tra dei locali e santi cristiani e dall’altro i conquistadores spagnoli, elmo incluso! Anche in Perù si possono trovare danzatori con le ali, i cosiddetti “angeli volanti” delle feste popolari di Paucartambo.

La collezione del Museo si completa con un’esaustiva doppia sala che ripercorre tutte le civiltà andine precolombiane. Bellissima sorpresa l’Ambrosetti, come il copricapo in piume amazzonico proveniente dal confine con il Brasile, che vi mostriamo nella foto.

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Il viaggio entra nel vivo!

Online la prima intervista video a Massimo e Veronica! Seguiremo il loro viaggio con interviste periodiche.

In questa prima chiacchierata i nostri “viaggiatori” ci raccontano l’impatto con Buenos Aires e l’Argentina e ci svelano il motivo della scelta della metropoli argentina come prima tappa della loro avventura.
Scopriremo un curioso aneddoto “catturato” al loro arrivo – il primo dato di archeologia di montagna – e conosceremo i prossimi spostamenti che avvicineranno Massimo e Veronica al cuore della loro ricerca.

Non perdete le prossime interviste pubblicate su Arkeomount.com e sul canale YouTube dedicato al viaggio.

Vi ricordiamo che sul blog trovate anche il link per conoscere l’esatta posizione satellitare di Massimo e Veronica. Potete seguire gli aggiornamenti anche su Facebook e Twitter!

A presto!

La redazione di Cervelli In Azione

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Buenos Aires! E già ci parlano di mummie…

Eccoci arrivati a Buenos Aires, l’inizio di ANDE 2011! Ci stiamo acclimatando in attesa di entrare nel vivo, ma ci piace condividere una segnalazione di poco fa, avuta da esponenti locali. Nel 2003 a Salta ha aperto il Museo della Montagna che ospita alcuni importanti reperti archeologici di altura. Tra questi la mummia di una donna sacrificata e mummificata per effetto delle condizioni meteo. Prima di trasportarla nel Museo, gli abitanti della cittadina argentina hanno chiesto al prete di battezzarla! Il prete si era mostrato disponibile, ma pare che al momento del battesimo abbia chiesto i documenti che ne accertassero l’identità! Ovviamente l’interessata non ha potuto fornirli!

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ANDE 2011: GO! Oggi si decolla! Seguiteci e sosteneteci.

Il progetto “ANDE 2011” è al via! Oggi decolleremo alla volta di Buenos Aires e da lunedì 19 settembre inizieremo il nostro reportage. Seguiteci sul blog dove trovate anche il link per conoscere la nostra esatta posizione satellitare, oppure su Facebook e Twitter. Posteremo testi, foto e video dei nostri incontri.
A presto!

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Ancora sulla scoperta dell’America


“I segreti delle antiche carte geografiche” è il titolo dell’ultimo testo firmato Claudio Piani e Diego baratono per Edizioni Albatros. In questa intervista Piani, già noto per la datazione dell’afresco di Palazzo Besta in Valtellina nel 2003, ci presenta il suo nuovo testo e ne riassume i principali filoni di ricerca, fortemente legati alla cartografia antica e al tema della scoperta dell’America. Una pubblicazione intrigante che aggiunge tasselli importanti alle vicende della moderna scoperta del Nuovo Continente. Per quanto ci riguarda siamo a due giorni dalla partenza per le Americhe.

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Intervista ad Akakor Geographical Exploring – ultime ricerche in Bolivia

Alla vigilia della nostra partenza per il Sud America, postiamo l’intervista realizzata il 9 settembre con Lorenzo Epis e Soraya Ayub, responsabili di Akakor Geographical Exploring. Dal 1992 l’associazione Akakor ha realizzato decine di spedizioni in Sud America a diverso titolo. Tra le ricerche più interessanti quelle a sfondo archeologico realizzate sull’Altiplano Boliviano. Pochi anni fa furono loro i primi ad esplorare i tunnel sotto la “piramide” dell’Akapana a Tiawanacu e furono sempre loro a segnalare la presenza di strutture artificiali sul fondo del lago Titicaca. In attesa di una prossima pubblicazione nella quale faranno il punto di tutto quello che è stato rilevato in questi anni, Arkeomount vi propone questa breve intervista ad Akakor, che riassume molti degli ultimi spunti di ricerca. Quando arriveremo sul Titicaca cercheremo ulteriori pezzetti del puzzle!

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Mummie che parlano

Ancora mummie. In questi ultimi dieci anni di scoperte, molte riguardano il mondo “arido”, estremo, che custodisce e rivela a suo piacere indicazioni tanto importanti da costringere a rivedere le carte in tavola dell’intera ricostruzione storica. Prendiamo per esempio gli studi effettuati nell’autunno del 2005 presso i Musei civici di Reggio Emilia. Mummie e crani umani provenienti da siti peruviani pre-incaici nel deserto di Ancon, potrebbero convalidare l’ipotesi di un popolamento attraverso migrazioni diverse da quella attestata da Bering. Infatti lo studio dei capelli effettuato dall’archeologa bolognese Maria Longhena su due crani peruviani ha rivelato la caratteristica della cimotrichia, ovvero una capigliatura riccioluta tipica delle popolazioni australoidi e caucasiche (mentre le popolazioni amerindie di origine mongolica hanno solo capelli lisci). La dott.ssa Longhena, l’antropologo Giorgio Gruppioni e le archeologhe Maria Lenares ed Elena Tazzari, ricordano che pochi anni prima del loro studio venne confermata un’ondata migratoria avvenuta almeno 40.000 anni fa grazie alla scoperta di impronte umane nella cenere vulcanica nei pressi della città di Puebla, nel Messico meridionale. Per scandire le nuove e continue scoperte derivanti dallo studio delle mummie in Sud America, andremo anche in Cile, a San Pedro de Atacama e ad Arica (civiltà Cinchorro) e discuteremo dei sacrifici Incaici in altura con la prof.ssa Michieli in Argentina e altri archeologi in Perù. Nel 2005 l’antropologa Tamara Bray, professore associato di antropologia alla Wayne State University, ha pubblicato sulla “Rivista di Archeologia Antropologica” le analisi del DNA dei resti umani ritrovati in altura nei siti in Argentina, Perù ed Ecuador. Le vittime erano giovani, tra i 4 e i 10 anni. Le teorie sulle motivazioni e sulle tempistiche di questi sacrifici sono diverse: erano di alto rango? Da sempre gli Inca hanno sacrificato esseri umani alle divinità delle montagne? Chiederemo agli esperti di far parlare le mummie…

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Colorado- un simposio dedicato alle esplorazioni archeologiche di montagna in territorio Inca

Gary Ziegler ci ha informato che inizia oggi, 10 settembre, in Colorado il Simposio Rocky Mountain Chapter’s Fall 2011, che quest’anno si focalizzerà sulla civiltà Inca. Interverranno moltissimi studiosi ed esploratori chiamati a rendere omaggio ai 100 anni dell’avventura di Bingham a Macchu Pichu. Il Great Divide Hotel di Breckenridge vedrà succedersi alcuni nomi importantissimi per le ricerche in altura e in territori estremi: il “padrone di casa” Gary Ziegler (il cui intervento “Extreme Archaeology and Exploration in the Andes” sarà dedicato a 45 anni di investigazione sulla cordigliera), Kim Malville (lo scopritore del megalito egizio di Nabta Playa: “Pilgrimage Centers of the Inca” sarà la sua relazione per presentare i temi cosmogonici delle maggiori civiltà andine) e interverranno anche Kenneth e Ruth Wright per relazionare sull’incredibile sito di Moray, posto tra Cusco e Machu Picchu, il cui studio idrogeologico è finalmente completato e pare con risultati interessanti (che in loco cercheremo di capire per voi!). Che dire? Peccato non essere in Colorado…

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Le Ande cartografate nel XVI secolo

 

 

In compagnia di Claudio Piani, ricercatore di cartografia antica e interprete della carta affrescata di Palazzo Besta (Valtellina), per comprendere come il Sud America e in particolare le Ande siano entrate nell’immaginario europeo, grazie alla cartografia del XVI secolo. Piani, nel suo ultimo libro, pubblicato questo mese e scritto a quattro mani con Diego Baratono, ha identificato nuovi filoni di indagine per la storia della cartografia e delle “scoperte” rinascimentali del Nuovo Mondo. A breve su arkeomount.com un’intervista per presentare il saggio. A pochi giorni dal “go” per il progetto “ANDE 2011”,  Piani ci introduce alla cartografia rinascimentale del Sud America e ci mostra come era rappresentato in una delle più antiche carte conosciute.

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