I più alti siti archeologici al mondo

Per gentile concessione dell’Instituto de Investigaciones Arqueológicas y Museo "Prof. Mariano Gambier"-San Juan - ARG

Perché andiamo sulle Ande? Perché qui sono state effettuate le ricerche archeologiche più “alte” al mondo e che hanno aperto la via a quella che ora chiamiamo “archeologia di montagna”. Il vero protagonista di questo tipo di ricerche è Johan Reinhard, attualmente Explorer-in-Residence della National Geographic Society e ricercatore del Mountain Institute di Washington D.C., che ha dedicato anima e corpo allo studio delle popolazioni di Ande e Himalaya. Dal 1980 ha realizzato oltre 200 ascese sopra i 5.200 metri con ricerche in Argentina, Cile, Bolivia e Perù per completare spedizioni a carattere archeologico presso centri cerimoniali incaici posti sopra i 6.700 metri. E’stato il primo ad accorgersi che – fino a quel momento – erano state dedicate poche pagine a quei 100 (e rotti) centri cerimoniali che gli Inca avevano costruito sulle vette andine. In effetti, tra il 1964 e il 1985 furono ritrovate accidentalmente in altura alcune mummie di persone sacrificate dagli Inca, ma le scoperte di Reinhard negli anni ‘90 (con le mummie ritrovate sulle vette di due vulcani, l’Ampato, nel Perù sud occidentale, e il Llullaillaco, tra Argentina e Cile) obbligarono il mondo accademico a considerare le ricerche sulle vette come basilari per completare le conoscenze sulle popolazioni amerindie.
A metà ottobre con il progetto “Ande 2011” saremo ospiti della Dott.ssa Catalina Teresa Michieli, archeologa, da 35 anni ricercatrice e ora direttrice dell’Instituto de Investigaciones Arqueológicas y Museo “Prof. Mariano Gambier” di San Juan, in Argentina, che custodisce e conserva alcune delle mummie incaiche più incredibili ritrovate in altura, come la famosa “Mummia del Toro” restituita dai ghiacci nel 1964 e al centro di diverse interpretazioni. Con lei cercheremo di capirne di più!

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2004-2005: Vi ricordate che…?

In questa afosa domenica di settembre, mentre continuiamo i preparativi al nostro viaggio, proseguiamo ad elencare alcune delle importanti scoperte di quest’ultimo decennio sulle Ande.
Il 2004, l’anno in cui viene aperto al turismo il sito in altura di Kuelap (3000 mt s.l.m., la Machu Picchu del nord del Perù, attribuibile ai Chachapoyas), un ricercatore che oseremmo definire “d’altri tempi”, Lonnie Thompson della Ohio State University, analizza alcuni campioni di ghiacciaio andino e fa una rivelazione sconvolgente.

Ricercatore del Centro di Ricerche Polari Byrd, professore di scienza geologiche alla Ohio State, ma soprattutto instancabile viaggiatore, Thomson si imbatte in alcune piante custodite sul ghiacciaio del Quelccaya (Ande Peruviane). I suoi studi evidenzierebbero come 5.200 anni orsono un improvviso calo della temperatura avrebbe interessato l’intero pianeta, con un forte impatto sulle civiltà umane. Gli studi sugli anelli degli alberi in Inghilterra ed Irlanda su ben 7000 anni, comproverebbe la sua teoria: nel 3,200 a.C. gli anelli degli alberi sono più sottili, a testimonianza di un periodo più asciutto. Thomson collega l’evento con il calo di emissioni solari del nostro Sole, come avvenne nella cosiddetta “Piccola glaciazione” che avvenne tra il XV e il XIX secolo della nostra Era.

Anno 2005: una missione archeologica franco-cilena ha annunciato la scoperta di elaborate pitture rupestri pre-colombiane in un remoto angolo della Patagonia, attribuendole alla cultura Alacaluf, meglio nota come Kawesqars. Furono i primi indigeni incontrati da Darwin nella sua risalita dello Stretto di Magellano. Era il Dicembre del 1832.
Con il ritrovamento di oltre quaranta dipinti rupestri nell’isola Madre de Dios, nell’estremo sud cileno, si rivaluta notevolmente lo spessore culturale di questa popolazione, sorella–gemella di quella Yamana, i nomadi della Terra del Fuoco. Come non si pensava che gli Yamana utilizzassero ben 30.000 lemmi, fino a che Bridges non pubblicò il dizionario Yamana-Inglese-Yamana, così non si attribuiva agli Alacaluf alcun impegno in espressioni artistiche.
Nel 2003, l’etnolinguista cileno Oscar Aguilera (University of Chile-Santiago), che ha dedicato ben 20 anni allo studio dei Kawesqars, ha lanciato un grido di allarme a seguito della morte di uno degli ultimi anziani della tribù: i Kawesqars stanno scomparendo insieme alla loro cultura.
Una curiosità: uno degli ultimi anziani sopravvissuti risponde al nome di Alberto Achacaz Walakial, ha circa 80 anni e solo una delle sue tre figlie parla la lingua Kawesqar. Il suo nome? Veronica!

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2000-2010: dieci anni di nuove scoperte in Sud America

Negli ultimi 10 anni il Sud America è stato teatro di diverse scoperte archeologiche, sia per quanto riguarda i dati inerenti i primi abitanti, sia per le nuove evidenze che riguardano le grandi civiltà che ne hanno animato la storia. In questi post, che anticipano la nostra partenza, vorremmo darvi una rapida visione di questo scenario.
Nel nostro ultimo articolo abbiamo indicato la data simbolica della scoperta della fonte del Rio delle Amazzoni, tra il dicembre del 1999 e i primi mesi del nuovo millennio.

Sempre in Perù, nel 2002 degli archeologi americani hanno trovato i resti di un probabile tempio attribuibile ai Pukara, una popolazione andina che ha preceduto gli Inca di ben 2.500 anni. Questa scoperta fu la prima di molte – che ancora si succedono – e che stanno gettando luce su quella fase difficile da interpretare che precede l’inizio dell’impero incaico. La scoperta, avvenuta in altura,  non poteva essere effettuata prima, per il fatto che il territorio dei Pukara era inaccessibile da anni a causa della presenza dei guerriglieri peruviani.

Nello stesso anno la Royal Geographical Society di Londra informava che una spedizione anglo americana aveva scoperto una città Inca finora sconosciuta nella zona montuosa di Vilcabamba, non lontano da Machu Picchu. Spedizione lunga, faticosa e costosa, che ha visto l’archeologo Ziegler e l’esploratore Thomson avanzare con il machete e con l’aiuto di ben otto muli e sette cavalli, oltre che diversi aiutanti. Cota Coca – questo il nome della località – ha rivelato ben 12 edifici avvolti dalla foresta ed è stato possibile raggiungerla solo aggirando il sottostante canyon e “piombando” dall’alto della cima soprastante.
Non certo una ricognizione archeologica molto agile…

Nella prima immagine (tratta dal website http://www.adventurespecialists.org/cotareport.html e nel quale troverete anche il report della spedizione) si vedono Hugh Thomson, John Leivers, Gary Bradly, Anne Bradly, Greg Dansforth al momento della scoperta. A seguire, la foto dell’archeologo Ziegler.

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Un altro Rio delle Amazzoni


Quando abbiamo iniziato a pensare al primo progetto di reportage Arkeomount, ci siamo ricordati che uno dei motivi per cui scegliere le Ande proprio nel 2011, era che Machu Picchu festeggia il centenario della ri-scoperta di Bingham.
Ma anche un altro dato ci è venuto alla mente: dieci anni fa Massimo terminava il primo campo di antropologia in Perù, proprio mentre venivano ufficializzati i dati della spedizione del 1996 di Jacek Palkiewicz, che risolse uno dei misteri geografici di sempre. Venne infatti individuata la fonte del fiume Amazonas, che è proprio sulla cima delle Ande. Vicino al Nevado Quehuisha, a 5.170 metri s.l.m. nasce il fiume che è l’anima del Sud America la cui “nuova” lunghezza di 7.040 km lo fa divenire il fiume più lungo del mondo, “sorpassando” il Nilo africano, attestato a 6.857 km.
In questi dieci anni abbiamo costantemente accumulato dati ed informazioni sulle scoperte archeologiche succedutesi sulle Ande, che si sono confermate essere anche la sorgente del fiume che dà la vita a buona parte del continente. Nel nostro reportage cercheremo di conoscere quali siano le più recenti scoperte e quali i metodi utilizzati per raggiungerle, ma proprio in questi giorni, a pochissimo dal decollo, una news dà ancor più spessore a questo scenario.
Il team guidato dal ricercatore indiano Valiya Hamza – dell’Osservatorio Nazionale brasiliano – ha identificato un fiume sotterraneo lungo 6.000 chilometri che scorrerebbe 4.000 metri sotto il Rio Amazonas. I risultati, presentati la scorsa settimana a Rio de Janeiro in una riunione della Società Brasiliana di geofisica, ci dicono che il bacino amazzonico gode di ben due sistemi di scarico delle acque verso l’Oceano Pacifico. A questo indirizzo trovate un articolo che presenta la scoperta.
Il Rio Amazonas e la Cordigliera Andina, come fossero due elementi complementari e complici nel creare e nello svelare la vita di quell’angolo di mondo, continuano a stupirci.

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IL PERCORSO DI ANDE 2011

Il percorso di Ande 2011

Ecco qui il percorso che seguiremo per raccogliere informazioni e dati dal mondo della ricerca archeologica sud americana.

Atterrati a Buenos Aires, proseguiremo per la Penisula Valdes (Puerto Madryn) e per Ushuaia (nella Terra del Fuoco). Da quel momento risaliremo le Ande da Sud a Nord. Prima giungeremo El Calafate, poi percorreremo la mitica Ruta40, la strada che attraversa la Patagonia interna, per raggiungere la Cueva de Las Manos, fino a raggiungere Bariloche. Infine, sempre in Argentina, sarà la volta di San Juan e Mendoza, da dove entreremo in Cile.

Attraverseremo il lungo paese sudamericano tenendo le Ande a oriente: Santiago del Cile, Valparaiso, La Serena, Antofagasta, Calama e San Pedro de Atacama, fino al punto più a nord del paese, Arica, al confine con il Perù.

Saremo nella zona centrale di quello che fu l’impero Inca: Arequipa sarà il punto di partenza per raggiungere la zona del Titicaca. Sulla sponda meridionale, quella boliviana, visiteremo Tiawanacu e l’isola del Sole, mentre su quella nord occidentale, conosceremo Puno e le famose “isole flottanti”.

Saliremo fino ai 5.000 metri per raggiungere la valle calda di Cusco, Numerose le escursioni in zona, che culmineranno con l’ingresso a Machu Picchu, nel centenario della sua ri-scoperta.

Termineremo il lungo reportage sulla costa di Lima, dove contiamo di poter visitare anche Trujllo.

Tra pochi giorni inizieremo ad introdurvi al magico mondo delle Ande.

Sempre qui, su www.arkeomount.com

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Benvenuti su Arkeomount

Benvenuti!
Inizia con questo breve post un’avventura che abbiamo il piacere di poter condividere con voi.
Il 18 settembre 2011 prende il via il primo progetto di Arkeomount, un blog nato per raccontare dal vivo l’archeologia, in particolare quella che nasce nei paesaggi di frontiera: montagna, oceani, deserti.
“Ande 2011” inaugura il nostro blog con un viaggio di tre mesi lungo la dorsale sud americana per descrivere lo stato dell’arte dell’archeologia in quattro paesi: Argentina, Cile, Bolivia e Perù.
Ci è sembrato opportuno celebrare i cento anni della ri-scoperta di Machu Picchu da parte di Hiram Bingham per incontrare i protagonisti della ricerca archeologica attuale. Cosa ci racconta oggi il panorama archeologico sudamericano? Quali nuovi ritrovamenti sono avvenuti? Hanno in qualche modo cambiato le prospettive fino ad ora ipotizzate, riguardo alle civiltà precolombiane?
Intervisteremo esperti, visiteremo musei e parteciperemo a campi di scavo per cercare di avere un quadro un po’ più nitido e attuale di un mondo “antico” così variegato ed affascinante.
Viaggiate con noi seguendoci sul blog: foto, video, interviste per un’avventura lunga tre mesi.

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