Arriviamo in ritardo di qualche giorno a darvi questa notizia (ringraziamo @Beppe Leyduan per la twittata live!): il quotidiano La Stampa nella sua versione online ha annunciato il ritrovamento ad Aosta di un tumulo contenente i resti umani di un uomo databili a 2.700 anni fa.
Seppur già questi dati rendono la notizia interessante, le vere caratteristiche che la rendono unica sono queste: l’uomo in questione – ritenuto di origine celtica – era alto 1,70 metri e la sua sepoltura era colossale, visto che misura 18 metri di diametro!
Un tumulo degno di una persona di alto rango che ha fatto capolino mentre avanzavano i lavori allo scavo archeologico nel cantiere del nuovo ospedale di Aosta ( piazza Caduti nei lager nazisti). La fonte dice che una buona parte del tumulo è ancora da scoprire, sotto via Jules Guédoz.
Tiriamo un po’ le somme da questi primi e scarni dati.
Giustamente lo si definisce un “gigante”: l’altezza è notevole per l’epoca e pare che anche i resti ossei parlino di una persona robusta, sui trent’anni. Era un guerriero probabilmente, visto lo spadone che stava al suo fianco. La stessa spada ci dice che veniva da Nord, prima che arrivassero i celtici Salassi – considerati i primi occupanti della zona, e ci dice anche che era di alto rango, oltre che non era solo. Chiunque gli abbia costruito la gigantesca tomba deve essere rimasto molto tempo in loco per concludere un lavoro tanto preciso e laborioso, tanto da farci pensare ad una presenza stanziale da parte di un gruppo affiatato e omogeneo. Le lastre di pietra del tumulo funebre misurano tre metri per due e fanno a gara con i tumuli megalitici della Costa Brava spagnola (vedi il nostro sopralluogo in Costa Brava del 2013). Alcuni archeologi ipotizzano di attribuire il tumulo valdostano alla cultura di Halstatt e non al periodo celtico che segue (cultura di La Tene). Ricordiamo che Halstatt è il nome attribuito a quella cultura preistorica che dà praticamente inizio alla prima Età del Ferro in Europa Centrale e che prende il nome dall’omonima località austriaca, a ridosso delle Alpi, vicino Salisburgo. Una comunità ricca grazie allo sfruttamento delle vicine miniere di sale, che si allargò a buona parte dell’arco alpino, soprattutto in Francia orientale, Svizzera, Germania meridionale, Boemia, Austria e Carnia. La cultura di Halstatt era caratterizzata proprio da tombe a tumulo e la si può inserire nella scala temporale tra il VII e il VI secolo a.C. Ma, per l’appunto, l’articolo segnala come lo strato di terra che sta sopra il ritrovamento di Aosta è di quasi tre metri e pare poter risalire al 2300 a.C…esattamente il periodo megalitico europeo come quello spagnolo.
Certo l’arco temporale che stiamo ipotizzando è molto ampio e se i resti del guerriero saranno confermati al VII a.C. (il sovrintendente ai Beni culturali Roberto Domaine annuncia che vi saranno presti analisi sul Dna dei resti ossei) avremo comunque una bella sorpresa: potremo infatti considerare che i mercanti guerrieri artigiani di Halstatt sono arrivati fino all’arco occidentale delle Alpi !
I tumuli di questa civiltà sono in linea sia con le caratteristiche, sia con le dimensioni del tumulo di Aosta. 18 metri di diametro sono una misura considerevole anche se uno dei più grandi tumuli del periodo di Halstatt si trova presso presso Hundersingen, nel Württemberg tedesco e misura ben 80 metri di diametro!
Ma perché queste genti giunsero fino a qui? La suggestione la leggiamo nelle ultime righe del pezzo de La Stampa, dove si legge che la zona del ritrovamento è ricca di resti archeologici, inclusi un allineamento di stele dell’Età del Rame e un altro circolo di pietre del Ferro. E se fossimo di fronte a un altro luogo di pellegrinaggio della preistoria alpina che si affianca a – ad esempio – la Valcamonica o il Monte Bego? Allora si spiegherebbe perché una comunità di “Halstattiani”, artigiani del ferro e costruttori di tumuli, si sarebbero spinti fino a qui: lo avrebbero fatto in quanto centro riconosciuto e condiviso di pensiero, ombelico del mondo, luogo di culto, luogo significante.